Tombe colorate assomigliano a barche arenate in un mare che non c'è più. Sparse qua e là tra i granelli di sabbia testimoniano la tragedia dello tsunami. Il cimitero di Uduthurai (Nordest dello Sri Lanka) è il luogo della memoria per chi è rimasto.
Le lapidi sono in totale 771, dicono le fonti ufficiali, molte di più, spiegano gli abitanti dei villaggi vicini. Sono una accanto all'altra: su alcune di esse vi sono le foto, talvolta sbiadite di chi è stato ucciso dalla forza delle onde, altre riportano invece la data di nascita e di morte: 26 febbraio 1993 – 26 dicembre 2004.
Un uomo è piegato a mescolare del cemento. “Sto costruendo una tomba per mia madre che è morta durante il maremoto”, ci racconta. Ma, perché ora?, gli chiediamo. “Perché sono riuscito solo adesso a raccogliere i soldi necessari, e perché prima c'era la guerra (fino al 2009, vedi correlate ), qui non ci si poteva venire”, ci risponde (guarda la testimonianza video di seguito).
“Sto costruendo una tomba per mia madre che è morta durante il maremoto”
RSI Info 25.09.2014, 11:02
Non è nella cultura induista e nemmeno buddista costruire tombe. Sono state le Tigri tamil a iniziare con questa pratica, per commemorare i combattenti morti in guerra, nella lotta per creare il loro Stato nella parte settentrionale e orientale dell'isola. Invece di essere bruciati, i soldati tamil venivano sotterrati.
E se qui sottoterra giacciono i resti di madri, padri, figli, sorelle, fratelli, amici, a soli 20 minuti d'auto in una zona ampia 40 chilometri quadrati, sonnecchiano silenziosamente centinaia e centinaia di mine antiuomo usate proprio durante il conflitto fra il Governo di Colombo e le Tigri tamil.
Non si può entrare
La bonifica dell'intero territorio prenderà del tempo. Forse quando i bimbi della scuola primaria di Vigneswaran saranno grandi, anche questo sarà “solo” un ricordo.
Nella scuola di Vigneswaran
Siamo andati* a trovarli nella loro aula realizzata grazie agli aiuti della Confederazione e grazie a Terres des Hommes. L'edificio è nuovo e gli undici piccoli scolaretti nella lezione di oggi (mercoledì) ripassano i nomi di frutta e verdura. “Cos'è questo?”, chiede una delle due maestre. Il più coraggioso alza la mano e senza esitazione, dice: “Un pomodoro!”. Subito dopo girano in tondo canticchiando una canzone. Hanno ancora moltissimi nomi da imparare e da capire: ci sarà in futuro lo spazio anche per quelli più difficili, quelli che raccontano la storia del loro paese. Ma per ora c'è tempo.
Alessandra Spataro
*Durante il viaggio organizzato dalla Divisione dello Sviluppo e della cooperazione a dieci anni dallo tsunami. (vedi correlata)
Per saperne di più