Un papà mostra un revolver al suo bambino di 6 anni, che lo impugna, lo guarda, quasi lo accarezza. Eppure l’arma è vera. Benvenuti nell’America delle mille contraddizioni. Cosa ci fa un bimbo di prima elementare con in mano una Smith & Wesson? E perché un altro papà entra qui dentro con la bimba di circa 2 anni seduta nello zainetto sulle sue spalle e soppesa incuriosito un fucile di precisione? Siamo a Norfolk, in Virginia. Questo “gun-show” è una fiera delle armi vere. Si possono comprare mitragliette semi-automatiche, proiettili di ogni calibro, carabine, pugnali.
Alla fiera... delle armi vere
Un sabato mattina diverso, una mostra-vendita dove chiunque può acquistare un’arma. Bastano una patente e la residenza in Virginia. Il “background check” – il controllo dei precedenti penali – è rapido. Ma esiste comunque una facile scorciatoia. Se non si supera il controllo, si può sempre comprare un’arma da un privato, senza passare da un rivenditore ufficiale. Me lo conferma il signor Chip, un volontario della Lega per la difesa dei cittadini della Virginia, rivoltella nella fondina e una spilla con scritto “Guns save lives”. Le pistole salvano le vite. Non è affatto vero. Le pistole, di vite, ne tolgono quasi un centinaio al giorno. Una vera epidemia, secondo la Casa Bianca, secondo il New York Times e secondo molti esperti. Nel 2016, almeno 23 bambini di età inferiore ai tre anni si sono uccisi o hanno ucciso qualcuno. Semplicemente perché hanno trovato una pistola dove non doveva esserci. Semplicemente perché ci sono troppe armi in circolazione, come credono in molti in USA. Sono 300.000 milioni le armi in America. Troppe. Ma non per la National Rifle Association, la potentissima lobby delle armi che da oggi e per tre giorni sarà riunita a congresso in Kentucky. Sarà ospite anche Donald Trump, che promette di eliminare le “gun free zones”, le aree dove non si può circolare armati negli Stati Uniti. Più armi, insiste chi le produce, le vende e le commercializza, aumentano la sicurezza del paese.
Emiliano Bos