Ibernata post-mortem su sua richiesta: battaglia legale senza precedenti in Gran Bretagna dove una 14enne, malata terminale di cancro, ha ottenuto dai giudici che il suo corpo fosse conservato e non sepolto nella speranza di essere un giorno "risvegliata" e guarita con nuove cure. Lo riporta la BBC.
L'ibernazione post-mortem della ragazza è stata autorizzata in via definitiva da un giudice dell'Alta Corte di Londra col consenso della madre e contro il volere del padre. La 14enne, colpita da una forma rara di cancro, viveva con la famiglia nell'area metropolitana della capitale britannica.
La criogenesi è una tecnica che in origine si basa sull'idea di poter conservare a lungo un corpo a temperatura bassissima rallentandone le funzioni vitali gradualmente. Ma l'obiettivo vero - al centro anche delle trame di numerosi film e libri a sfondo più o meno fantascientifico - è quello di mantenerlo in condizioni sostanzialmente intatte nella speranza di poterlo poi risuscitare in un ipotetico contesto di ricerche più avanzate.
ANSA/ATS/Swing
L'uomo e il rapporto con la morte
Il fenomeno della criopreservazione e il business che ha generato hanno successo perché offrono delle risposte a una domanda che è quasi connaturata all'essere umano. A rilevarlo è Markus Krienke, professore alla facoltà di teologia di Lugano che spesso si occupa anche di questioni legate all'etica. “C’è sempre stato il desiderio dell’uomo di, in qualche modo, perfezionarsi, di conservarsi – spiega alla RSI -. Oggi questo desiderio rientra in uno strettissimo rapporto con le nostre possibilità tecniche che, evidentemente, potenziano le nostre possibilità di realizzarlo. Il fenomeno stesso suscita in noi la nostra domanda più profonda: quale è il nostro rapporto con la nostra morte, quale è il valore per noi della limitatezza della nostra vita? Non bisogna stupirsi che l'uomo vuole avvalersi delle possibilità tecniche, ma bisogna introdurre una riflessione sul rapporto della persone al proprio corpo".
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