Nessuna commemorazione ufficiale particolare era prevista oggi, sabato, in Bosnia Erzegovina, nel ventesimo anniversario della firma dell'accordo di pace di Dayton (Ohio) fra il musulmano Alija Izetbegovic, il croato Franjo Tudjman e il serbo Slobodan Milosevic che mise fine alla guerra del 1992-1995 e divise il paese in due entità: la Federazione croato-musulmana da una parte e la Republika Srpska dall'altra, che dispongono entrambe di una larga autonomia e condividono un debole Governo centrale.
Un conflitto che causò 100'000 morti
Un segno evidente di quella che per qualcuno è "una pace imperfetta" se non una "guerra incompleta". "Si fermò un conflitto che fece 100'000 morti ma dei problemi fondamentali non vennero risolti", secondo l'analista politico
Gojko Beric: "Si scontrano ancora il separatismo dei serbi e l'idea di una Bosnia unitaria sostenuta dai musulmani". Il professore di scienze politiche
Djordje Vukovic la vede così: "I militari sono stati disarmati, ma non le coscienze. Il paese non sarebbe diverso con un'altra Costituzione".
Paddy Ashdown, ex alto rappresentante internazionale nel paese, ha messo ancora in guardia UE e Stati Uniti a inizio novembre: il rischio di disintegrazione del paese, con oltre il 40% di disoccupati anche fra i più poveri d'Europa, è concreto.
pon/AFP
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