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Il ritorno del Cinegiornale

Prodotto dal 1940 al 1975 per le sale cinematografiche svizzere, lo storico magazine si può ora riscoprire online

  • 28 maggio 2017, 09:30
  • 8 giugno 2023, 03:27
Operatori del Cinegiornale in un'immagine dei primi anni '50

Operatori del Cinegiornale in un'immagine dei primi anni '50

  • Cinemateca svizzera Losanna

Già prima del TG della televisione, esisteva un'informazione in immagine: il Cinegiornale, un rotocalco settimanale che veniva proiettato nei cinema.

L'Archivio federale e la Cineteca svizzera di Losanna hanno incaricato Memoriav, associazione per la salvaguardia della memoria audiovisiva svizzera, di digitalizzare questo materiale storico per metterlo online.

Un figlio della guerra

Il Cinegiornale svizzero nasce nel 1940, in piena Seconda guerra mondiale. Già da alcuni anni - prima del film principale - nei cinema svizzeri passavano brevi comiche d’oltre oceano o i cinegiornali stranieri. Le rassegne di informazione più viste erano diverse per regione linguistica e prodotte rispettivamente dalla Pathé in Francia, dall’Istituto Luce di Roma o dalla tedesca Ufa.

Una situazione insoddisfacente per il Consiglio federale, che per questo incarica una piccola società di produzione di Ginevra di realizzare settimanalmente un filmato da diffondere nelle sale svizzere.

L'immagine d'apertura del Cinegiornale

L'immagine d'apertura del Cinegiornale

  • Archivio federale svizzero


Bisognava opporre qualcosa alla propaganda nazifascista che aveva scoperto per sé l’efficacia del cinema come strumento di comunicazione di massa”, spiega
Christoph Stuehn, direttore di Memoriav e responsabile del progetto di digitalizzazione.

L’appuntamento al cinema

Già dall’inizio si garantisce la realizzazione di un compendio di circa otto minuti settimanali nelle tre lingue ufficiali. Il suo compito: prima ancora che informare sullo stato della guerra, parlare della Svizzera e contribuire a far conoscere la patria ai propri cittadini. Il cinema diventa uno strumento della cosiddetta “difesa spirituale”, dunque il rafforzamento della coesione e dell’identità nazionale.

Un soldato parte per il servizio attivo; immagine tratta da un reportage del Cinegiornale svizzero, dedicato alla mobilitazione dell’esercito durante la Seconda guerra mondiale

Un soldato parte per il servizio attivo; immagine tratta da un reportage del Cinegiornale svizzero, dedicato alla mobilitazione dell’esercito durante la Seconda guerra mondiale

  • Cinemateca svizzera Losanna

Nei 35 anni seguenti vengono prodotte
1’651 edizioni del Cinegiornale. Fino al 1948 tutti i contenuti sono vistati dalla censura militare. Ma anche negli anni seguenti il formato è rimasto invariato: quattro servizi di circa due minuti che si occupano di politica, costume e sport. L’attualità non è determinante: i tempi di produzione sono ancora lunghi; oggi parleremmo di una sorta di “magazine”.

05:48

Una fra le prime edizioni in italiano ora digitalizzate: quella del 27 gennaio del 1956

RSI Info 26.01.2017, 17:47

Nel 1975 termina questa avventura su celluloide: l’avvento della TV mette in crisi il cinema. Il nuovo media, già operante in Svizzera dal 1953, raggiunge in quegli anni praticamente tutte le economie domestiche. Il compito del Cinegiornale si esaurisce per decreto di chi lo ha voluto: il Consiglio federale. È la politica federale che ha, infatti, voluto e finanziato questo canale di informazione, ma che parallelamente ha sostenuto anche la nascita dell’informazione prima radiofonica e poi televisiva.

Anche nella Svizzera italiana

Il lavoro di documentazione, avvenuto per la digitalizzazione e la messa in rete del Cinegiornale, ha incontrato alcune difficoltà – ci spiega ancora Christoph Stuehn in particolare per quel che riguarda la versione italiana”. Inizialmente, infatti, veniva realizzata una sola copia che circolava per essere proiettata dal Cinematografo di Chiasso all’allora Cinema Tremola di Airolo, passando per lo Splendid di Lugano e il Pax di Locarno.

Nei luoghi più discosti, come al Cinema Rio di Poschiavo, la copia arrivava solo sporadicamente e soprattutto con alcune settimane di ritardo. E soprattutto: al termine del periplo le bobine non venivano conservate.

La scheda dattiloscritta dell'edizione n. 1000 del Cinegiornale svizzero in lingua italiana

La scheda dattiloscritta dell'edizione n. 1000 del Cinegiornale svizzero in lingua italiana

  • Cinemateca svizzera Losanna

Solo a partire dal 1956 viene archiviata anche una copia in lingua italiana, le precedenti sono scomparse. Dei primi 16 anni sono rimaste così solo le
schede dattiloscritte con i testi, redatti in un italiano ormai desueto.

Perduta è invece la sonorizzazione dei primi anni; dalle versioni in tedesco e francese, come da quelle meno recenti in lingua italiana scopriamo però una tecnica particolare caratterizzata dall’impiego di molta musica, che sostituisce l’assenza del suono in presa diretta, e dalla particolare enfasi nella lettura.

Grazie al progetto federale di salvaguardia, questo patrimonio visivo viene ora reso progressivamente accessibile in rete al sito Memobase.ch, la banca dati di Memoriav.

Daniele Papacella

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