Un occhio profano potrebbe scambiare quelle foglie per banale tè o per una qualche erba aromatica, dal colore verde e dall’odore pungente. Basterebbe tuttavia masticarne una manciata per capire che l’effetto è molto diverso, ben più... stupefacente.
E’ il Catha edulis, meglio noto come khat: una pianta contenente un alcaloide dall’azione stimolante, vietata in quasi tutta Europa. E la sua presenza in Svizzera ha tenuto occupate non poco le autorità doganali e gli agenti polizia. Soprattutto all’aeroporto di Zurigo-Kloten, dove dall’inizio dell’anno ne sono stati sequestrati 180 chilogrammi.
Sana'a, Yemen
Droga in transito - “Troviamo questa droga principalmente nei colli spediti via posta aerea e che transitano da noi”, ci spiega Miroslaw Ritschard, dell’ispettorato doganale: “Si tratta di pacchi di al massimo 15-20 kg, ogni tanto destinanti a persone residenti in Svizzera, ma nella maggior parte dei casi diretti all’estero. Ci è anche capitato, ma raramente, di trovare questa sostanza nei bagagli dei passeggeri dei voli di linea”.
L’anno scorso allo scalo zurighese, in quanto a sequestri, è stato fatto il botto: oltre 4 tonnellate nel solo mese di aprile, che hanno portato la quantità totale scovata all’interno dei confini federali a lievitare a 9,7 tonnellate complessive. Un record.
Dal telegiornale dell'8/04/2015: maxisequestro di khat a Zurigo
RSI Info 22.07.2016, 01:17
Il maxi sequestro dello scorso anno
La sostanza era confezionata in pacchi destinati per la maggior al Nord America, Asia o al resto d’Europa. “Dopo la primavera del 2015 – continua l’ispettore doganale – le quantità scovate si sono ridotte drasticamente”. È probabile, ma si tratta di supposizioni delle autorità federali, che in quel dato periodo le poste del Kenya e della Tanzania, da dove provenivano i pacchetti, si affidavano a compagnie che facevano scalo in Svizzera. Le rotte postali, da allora, potrebbero essere cambiate.
Trafficanti fai-da-te - Proveniente dal Corno d’Africa e coltivata anche nella penisola Arabica, in Europa a masticare khat sono praticamente solo cittadini africani e Yemeniti: nei loro paesi consumarne è infatti una tradizione che dura da secoli, poiché questa sostanza, a differenza dell’alcol e di altre droghe, non è espressamente vietata dall’Islam.
Masticatori di khat in Yemen
A trasportare il khat alle nostre latitudini, ci spiega la polizia cantonale Zurighese, incaricata di prendere in consegna la droga sequestrata in aeroporto, non sarebbero quindi organizzazioni criminali, ma singoli cittadini soliti farne uso all’interno della comunità d’origine.
E a suffragare questa tesi ci pensa l’EMCDDA, l’osservatorio europeo delle droghe e delle dipendenze, che sul suo sito internet afferma che un fascio venduto per strada, sufficiente per garantirsi una lunga masticata, non costa più di 5 euro. Un cifra ben poco appetibile per chi è solito fare affari d’oro con altri stupefacenti ben più redditizi. Come la cocaina, per esempio, venduta in Svizzera fino a 100 franchi al grammo.
Il consumo di khat alle nostre latitudini è quindi lontano dall’essere un problema sociale o di ordine pubblico: in Svizzera, ci conferma ancora la Kantonspolizei, a farne uso sono quattro gatti.
Ludovico Camposampiero