La confisca dei beni dei migranti discussa al Parlamento danese sta recentemente attirando l’attenzione mediatica ma, ha ricordato giovedì la SRF, in Svizzera una misura analoga è in vigore già da diversi anni. I rifugiati che arrivano nella Confederazione devono infatti depositare i beni di un valore superiore a 1'000 franchi in loro possesso per contribuire ai costi del loro mantenimento.
Durante la trasmissione "10 vor 10" di giovedì è stato illustrato il caso di un profugo siriano che, in cambio della metà del denaro che gli restava dopo aver pagato ai trafficanti il passaggio della sua famiglia nel paese, ha ottenuto una ricevuta dallo Stato elvetico. I casi non sono comunque numerosi, 112 nel 2015 per un totale di poco più di 200'000 franchi incassati dalla Confederazione.
I valori devono essere depositati all’arrivo in un centro di registrazione e, se una persona lascia volontariamente la Svizzera entro 7 mesi, potrà recuperarli. Chi ottiene il diritto di residenza deve inoltre versare allo Stato il 10% del proprio reddito per 10 anni fino a raggiungere la somma di 15'000 franchi.
La legge discussa a Copenhagen permetterebbe alla polizia di perquisire i migranti e confiscare i beni di un valore superiore ai 1'450 franchi, a meno che non abbiano "un valore affettivo particolare".
ats/ZZ