Sarebbe raddoppiato fra il 2008 e il 2012, il numero dei "turisti del suicidio", le persone giunte in Svizzera dall'estero per porre fine alle loro vite attraverso l'eutanasia. A evidenziarlo è uno studio pilota pubblicato dalla testata "Journal of medical ethics".
Vari gli aspetti in evidenza nello studio: provenienza da 31 paesi (quasi due terzi dalla Germania e dal Regno Unito), età compresa fra i 23 e i 97 anni, sofferenze legate a malattie neurologiche in quasi la metà dei casi.
Nel periodo sotto esame, i richiedenti l'eutanasia dall'estero sono stati complessivamente 611. Nel 2012, le persone accompagnate al suicidio furono 195: sostanzialmente il doppio rispetto al numero riscontrato nel 2008.
Quasi tutte queste persone sono decedute dopo la somministrazione di pentobarbital sodico. Quattro invece tramite somministrazione di elio, metodo che ebbe una certa risonanza mediatica nel 2008, per via di modalità giudicate lunghe e penose. Ciò potrebbe aver determinato una diminuzione del "turismo del suicidio", osservata in Svizzera fra il 2008 e il 2009.
Le conclusioni della ricerca sono però messe in discussione dalle organizzazioni di assistenza all'eutanasia. Contattato dal RG, Ernesto Streit - esponente di "Exit" - sottolinea il fatto che nel 2006 i candidati al suicidio furono 195, un numero sostanzialmente analogo a quello poi registrato nel 2012. L'analisi, in sostanza, avrebbe dovuto basarsi su un periodo di indagine più ampio.
ATS/RG/ARi