L’assassino di Lucie, la 16enne ragazza alla pari friburghese uccisa il 4 marzo del 2009 nei pressi di Baden, dopo essere stata attirata con la scusa di un servizio fotografico di moda, non può essere internato a vita. Lo ha sancito il Tribunale federale, accogliendone il ricorso.
Secondo Mon Repos, la misura, frutto dell’iniziativa popolare accolta nel 2004, va ordinata solo nei confronti di chi non può essere in alcun modo curato. Non è il caso del 30enne. Non può bastare l’orizzonte temporale di 20 anni, oltre al quale gli psichiatri interpellati non avevano potuto formulare previsioni.
Il caso torna all’esame del tribunale cantonale argoviese, che ha visto annullata la sua sentenza dell’ottobre del 2012. La corte potrà comunque ancora optare per l’internamento ordinario, che ha durata indeterminata ma prevede un regolare riesame e quindi la possibilità di un rilascio una volta espiata la pena detentiva. Il giovane deve quindi scontare innanzitutto l'ergastolo.
ATS/pon
DAL TG
Gallery video - Lucie, nessun internamento a vita
Gallery image - Lucie, nessun internamento a vita
Qualche giorno dopo aver commesso l'omicidio, l'autore, un giovane cuoco con problemi di tossicodipendenza, si era consegnato alla polizia. In prima istanza gli era stato inflitto il carcere a vita, accompagnato dall'internamento ordinario. Quello a vita era stato pronunciato in seconda istanza, dopo che l'accusa aveva presentato ricorso.