Ticino e Grigioni

Davesco, le cause del dramma

La perizia sulla frana di novembre ha evidenziato anche negligenze nella progettazione del muro a monte

  • 3 maggio 2015, 20:00
  • 7 giugno 2023, 08:07
La frana è monitorata da strumenti di alta precisione

La frana è monitorata da strumenti di alta precisione

  • ©Ti-Pres

Nella tragedia di Davesco ci sono chiare responsabilità. A dirlo è la perizia consegnata alla procura, che nell’elencare le cause della frana, costata la vita a due donne, non indica solo le forti precipitazioni registrate in novembre. Se il muro a monte ha ceduto, è stato anche per gli errori commessi durante la fase di progettazione. Chi lo disegnò decise infatti di ancorarlo alle fondamenta dello stabile, utilizzando una serie di travi in cemento. Troppo poco – hanno spiegato gli esperti. Il muraglione andava fissato alla roccia sottostante, sulla quale invece era praticamente appoggiato.

Diverso il discorso legato alla sua costruzione. Dei piani esecutivi si è persa ogni traccia. Per l’ingegner Rinaldo Passera è stato quindi impossibile stabilire se il manufatto fu edificato o no nel rispetto delle norme.

16 novembre 2014, i resti della palazzina di tre piani distrutta dalla frana. Due persone sono morte

16 novembre 2014, i resti della palazzina di tre piani distrutta dalla frana. Due persone sono morte

  • ©Ti-Press

La perizia avrebbe comunque accertato che il muro, eretto agli inizi degli anni Novanta, non subì interventi successivi. Un dato fondamentale, perché renderebbe prescritte le negligenze riscontrate. Le accuse di franamento e di violazione delle regole dell’arte edilizia potrebbero dunque cadere.

Restano però aperte le ipotesi più gravi: omicidio colposo e lesioni colpose. Ipotesi che il rapporto allestito da Passera sembra anzi avvalorare. Il terreno si muoveva da tempo, e il proprietario lo sapeva; tanto che aveva rattoppato più volte le crepe apparse sul piazzale del capannone a monte. Né si poteva pensare a un normale assestamento, che si esaurisce nell’arco di pochi anni. Quello – precisa la perizia – era il segnale di un problema di cui ci si sarebbe dovuti accorgere. Ora toccherà al procuratore Nicola Respini tirare le debite conclusioni.

Francesco Lepori

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