“Se il sindacato avesse ricevuto un invito formale, nei tempi e nei modi corretti, sarebbe stato presente al Frontaday senza problemi. Mi sembra che si voglia scaricare il problema sui sindacati svizzeri, mentre il nuovo sistema d'imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri è un problema di carattere politico”. Così Sergio Aureli (responsabile frontalieri UNIA), ai microfoni della RSI, respinge al mittente le critiche messe nere su bianco online, sul gruppo chiuso "frontalieri Ticino", da Giulia Giovanna Zamborlin - tra gli organizzatori dell’incontro di sabato 30 gennaio a Lavena Ponte Tresa - per la mancata presenza di UNIA e OCST all'assemblea di protesta contro l’accordo siglato tra Italia e Svizzera in materia di tassazione transfrontaliera. Nella pagina Facebook a cui aderiscono 5'000 frontalieri la Zamborlin scrive anche di “mettersi a disposizione di coloro che vogliono disdire la propria tessera sindacale UNIA o OCST… visto il loro scarso impegno e la loro assenza".
Leggi l'intervista di Gino Ceschina a Giulia Giovanna Zamborlin su tvsvizzera.it: "La presenza dei sindacati ticinesi a un evento come il Frontaday era davvero il minimo per dimostrare un interesse alla causa dei frontalieri"
Aureli risponde alla Zamborlin ricordando che l'obiettivo del sindacato è difendere dai soprusi i lavoratori, tutti, senza distinzione tra frontalieri e residenti "qualora, per esempio, vengano licenziati illecitamente, non ricevano il giusto salario, non godano delle ferie...". "La politica, invece, ha un altro ruolo, quello di definire norme uniformi all'interno degli Stati. Ma è il ruolo della politica, non del sindacato". Comunque, sottolinea Aureli, "siamo sempre disposti al dialogo, al confronto e ad eventuali incontri futuri, qualora gli organizzatori volessero proporre un Frontaday 2".
Massimiliano Angeli