Il turismo invernale delle regioni di montagna piange. E piange in tutta la Svizzera. Anche in Ticino i principali impianti di risalita sono chiusi: non c'é neve. Ed è un'assenza che fa male.
Ad Airolo-Pescium non si ricordano difficoltà simili negli ultimi 5 anni, da quando esiste la società Valbianca, ci dice scoraggiato il direttore Luca Mueller. Al Cantone - ed è la prima volta - è stata chiesta la disoccupazione parziale per 35 persone. "E' triste. I turisti stanno a casa. E la valle è morta", afferma.
La chiusura forzata di seggiovie e scilift ha un effetto valanga: manca l'indotto anche altrove. E' affanno anche al Nara. Domenica il personale a titolo volontario terrà aperta la seggiovia e saranno organizzate passeggiate e discesa in bicicletta. Intanto aspettiamo, precisa il direttore degli impianti Fabio Mandioni, una risposta da Bellinzona per una 30ina di collaboratori, compresi coloro che si occupano della ristorazione. "Noi - spiega - abbiamo iniziato nel 2002, come Amici del Nara, ed è la prima volta che ci troviamo in una situazione del genere".
Alla fine del mese manca poco, ma all'orizzonte non paiono esserci grosse speranze. I metoerologi non prevedono né nevicate né pioggia, nei prossimi 10 giorni. E così anche a Carì, sottolinea il responsabile amministrativo Livio Merzaghi, occorre correre ai ripari. I documenti per la richiesta di lavoro ridotto per 20-25 persone sono quasi pronti. E intanto ci si ingegna. "Abbiamo aperto la prima seggiovia con il ristorante, dove abbiamo un tappeto innevato". Per evitare che anche che le casse rimangano vuote in un periodo che solitamente regala gran parte degli incassi stagionali.
"Per gli impianti di risalta è davvero un'annata nera", commenta il direttore del DFE Christian Vitta. E sul futuro degli impianti, rivela: "Nei primi mesi del 2016 è prevista la consegna dello studio (sulle sciovie sussidiate, ndr.). Sarà un documento molto utile per decidere in merito al rinnovo del credito".
Sharon Bernardi/redMM
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