Nuovo colpo di scena al Gran Consiglio ticinese. Dopo il no al preventivo 2017, anche la nuova legge sugli stipendi degli impiegati dello Stato e docenti ha subito una battuta d’arresto. Il motivo? Un emendamento presentato da Raul Ghisletta che chiedeva di plafonare a 200'000 franchi all’anno gli stipendi massimi di fine carriera per gli alti funzionari. Un’idea che ha incassato una parità di voti: 34 sì e 34 no, con diversi assenti dall'aula, due dei quali impegnati a travestirsi da San Nicolao.
E proprio a causa di questa parità un nuovo voto sull’emendamento è previsto a gennaio. Durante la stessa sessione i deputati si pronunceranno con un voto finale sul complesso della legge.
Si tratta, lo ricordiamo, di una revisione generale di una normativa che risale al 1954. Modernizzarla e assicurare una gestione più snella e trasparente delle carriere statali sono gli obiettivi dichiarati alla base della riforma. Le novità principali: una nuova scala salariale, un numero ridotto di funzioni amministrative e dei docenti e un metodo cosiddetto "analitico" per valutare il raggiungimento degli obiettivi.
Il rapporto commissionale era stato sottoscritto da tutti i partiti di Governo, ma solo dopo aver apportato determinati correttivi. Ad esempio, l’innalzamento a 43'000 franchi all’anno per quanto riguarda il salario di entrata per il personale senza formazione o la garanzia di non penalizzare nessun dipendente pubblico con il passaggio alla nuova scala salariale.
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