La situazione resta difficile in Nepal dopo il violento terremoto di sabato, con interruzioni ai servizi essenziali e i soccorritori al lavoro spesso con mezzi inadeguati. Questa la testimonianza di Annick Reiner, a Kathmandu da 10 mesi dove lavora come volontaria per l'ONG Kam For Sud:
Le foto inviateci lunedì pomeriggio da Annick Reiner
Lunedì 27 aprile, questa notte ha piovuto abbondantemente nella valle di Kathmandu. Gli aerei partono incessantemente da ieri sera, decollano verso nord e passano sopra Boudhanath. Stanotte due scosse brevi poi più nulla. Ieri sera mentre camminavo intorno allo Stupa, rimasto pressoché intatto, è crollato un piccolo shorten e alcuni mattoni rossi macchiano la bianchissima cupola.
Stamane verso le 8.30 ho percorso a piedi Pulbhari road, che attraversa la piccola Boudhanath. La strada è deserta e qui e là è ostruita dalle macerie di muri di cinta, vetri delle finestre. Oltre i crolli si indovinano le tendopoli costruite con ombrelli e teli cerati. I monasteri Tharu, Sherpa, Tharlam e New Dabzang Rimpoche, ospitano nei loro vasti cortili chi non ha più una casa sicura. Si beve tè al burro e si mangiano chowmein cinesi, distribuiti anche ai turisti alla disperata ricerca di un negozio o ristorante aperto, di cui non c’è traccia.
In un piccolo monastero ho pianto per Lobsang, ex lama tibetano e mio maestro nell’antica arte delle maschere per le Cham, tradizionali danze tibetane. Rifugiato da 20 anni in Nepal, è stato colpito da un arresto cardiaco durante la prima grande scossa di sabato. Domani Lobsang partirà per un altro luogo sacro buddista a ovest di Kathmandu, la collina di Swayambhu, dove verrà cremato. In seguito, per sette settimane, la sua famiglia osserverà dei precisi rituali religiosi.
Di ritorno al mio appartamento incontro alcuni conoscenti nepalesi, mi informo su come stanno, la loro famiglia, la loro casa. Un musicista mi racconta che il monastero di Shechen è stato gravemente danneggiato, una grossa fenditura da parte a parte alla sua base lo rende pericolante, lo hanno evacuato ieri. Tutti i monaci e i turisti della vicina guest house hanno dormito fuori. Oggi c'è una certa serenità, qualche negozio riapre e si fa la conta dei danni, degli scaffali rovesciati, delle bottiglie rotte, con la testa china... lentamente la vita riprende il suo corso.
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