Una nuova figura professionale sta prendendo piede nel settore ospedaliero svizzero: l'infermiere specialista clinico. Un lavoro al quale si accede seguendo i master proposti da parecchie università e scuole universitarie professionali (a Basilea esiste dal 2000), ma che finora non è riconosciuto per le sue specificità.
Gli infermieri specialisti clinici non sono medici, ma non sono neppure infermieri "tradizionali". Sono impiegati soprattutto nei grandi ospedali, in settori ben definiti, come nel caso del ticinese Andrea Serena che al Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV) di Losanna si occupa esclusivamente di pazienti affetti da tumori toracici. Al 36enne originario del Mendrisiotto spetta, per esempio, decidere quali progressi scientifici sono davvero utili per migliorare la qualità delle cure, come ha imparato a fare all'università vodese dove ha seguito il master.
Tra i suoi docenti c’era anche Manuela Eicher che si batte affinché anche la Svizzera si doti di una legge che riconosca la professione come già fatto da altri 72 Stati al mondo. "C'è una moltitudine di studi a livello internazionale che mostra come questo nuovo ruolo di infermiere specialista migliori la presa a carico e lo stato di salute di pazienti con patologie molto precise. Anche le risorse vengono utilizzate in maniera più efficiente" sottolinea la professoressa. Tant’è che, per esempio, l’ospedale di Losanna ha deciso di non rinunciarvi e, finora, ne ha assunti 43, pur sapendo di doversi fare carico dei costi supplementari derivanti dalla specializzazione che il sistema tariffale attuale non copre.
"È evidente che un infermiere specialista clinico costa di più. ma a medio e lungo termine la maggiore efficienza delle cure prestate, l'integrazione delle nuove conoscenze nella pianificazione delle terapie portano ad una diminuzione dei costi nella gestione della qualità e della sicurezza delle cure", conclude Isabelle Lehn, direttrice delle cure al CHUV.
Diem/TG