Cultura e spettacoli

Tra follia e poesia

Giudizi contrastanti su Demain et tous les autres jours, primo film in Piazza

  • 3 agosto 2017, 17:23
  • 6 settembre 2023, 05:17
Demain et tous les autres jours

Una scena di Demain et tous les autres jours

Carlo Chatrian l’ha definita una fiaba al contrario, un film delicato che “lascia fuori della porta gli urti della vita, senza per questo produrre l’impressione di un mondo dorato”.

Ad alcuni Demain et tous les autres jours, che ha inaugurato Il Festival mercoledì sera in Piazza Grande, invece non è piaciuto, “incapace di emozionare” - hanno sostenuto – a causa dell’eccesso di registri diversi su cui gioca (Antonello Catacchio ai microfoni del nostro “Il ruggito e la macchia”).

Il ruggito e la macchia 03.08.17

Rete Due 03.08.2017, 08:00

  • © Festival del film Locarno

È un punto di vista (che personalmente non condividiamo) a fianco del quale ci sono molti giudizi positivi: “un’opera delicata e intimista che prova a sondare le ragioni del cuore di un piccolo grande essere umano” (Francesca Monti su GdP). O ancora un’“emozionante commedia drammatica” (Le Temps) in cui la regista Noémie Lvovsky “senza minimizzare la dimensione tragica della follia ne coglie il succo che apre le porte della poesia e modifica la percezione del mondo”.

Certo non è il primo film sulla follia e i suoi disagi e più di uno spettatore avrà pensato a La pazza gioia di Paolo Virzì ( che è in programma al Festival giovedì 10 agosto in omaggio alla truccatrice Esmé Sciaroni Premio cinema Ticino di quest'anno). Ma il pregio di questa pellicola è quella di restare coerentemente concentrata sul punto di vista di chi subisce la follia di un parente prossimo. In Demain et tous les autres jours a subire è Mathilde, una bambina di nove anni che vive sola con la madre. Se quest’ultima all’inizio può apparire solo bizzarra e un po’ sconnessa, con l’avanzare del film si rivela dolorosamente assente nei confronti della figlia (vaga per la città vestita da sposa dimenticandola, il pomeriggio della vigilia di Natale prende un treno e si ritrova persa in periferia mentre la bambina prepara il tacchino che brucerà in forno…) e diventa evidente la sua depressione di cui non conosceremo i dettagli.

Proprio come non è dato conoscerli a Mathilde che si rifugia in un mondo fantastico popolato da saggi animali parlanti, in cui può far finalmente emergere la rabbia e il senso di abbandono, salvaguardando però l’amore e il desiderio di proteggere quella mamma-figlia. Sentimenti pennellati con una sensibilità intelligente e profonda sia dalla sceneggiatura, sia dall’interpretazione (soprattutto quella della giovane protagonista Luce Rodriguez). Sentimenti che hanno decisamente toccato la Piazza, almeno stando alle lacrime che abbiamo visto rotolare discretamente su più di un volto.

Gli attori a Locarno

MBON

Ti potrebbe interessare