Il turismo invernale in Svizzera soffre. Soffre da oramai qualche anno per la concorrenza straniera, accentuatasi dopo l’ulteriore apprezzamento del franco, e per le bizze climatiche, che negli ultimi anni hanno fatto mancare la neve.
In crisi, oltre al settore alberghiero (vedi scheda 3 sotto), sono gli impianti di risalita. Il Ticino è stato il cantone maggiormente colpito, mentre nei Grigioni, dove con Vallese e Berna, si registra la gran parte del volume di traffico in Svizzera, la stagione invernale 2015 farà segnare un ulteriore riduzione degli affari. Nonostante un marzo migliore, questa stagione il calo dei biglietti venduti è stato del 3,2% rispetto all’anno precedente (in Svizzera il 2%, -6% di fatturato) e globalmente quest’inverno i gestori retici, nonostante una Pasqua positiva, si attendono un calo compreso tra il 10 e il 15%. Nei Grigioni oltre 30 società hanno richiesto il lavoro ridotto per far fronte alle difficoltà.
“È stata una stagione negativa. Tutte le stazioni registreranno un calo”, ci spiega Andrea Camastral, direttore degli impianti di Splügen, ma anche membro del direttivo dell'associazione cantonale di categoria (guarda video).
Ma già negli ultimi 5 anni dal 2009 al 2014 nei Grigioni si è perso il 15% degli ospiti.
In pochi hanno gli impianti hanno perso il 15% degli ospiti
Anche in Svizzera il fenomeno è strutturale. Ad inizio anni Novanta i giorni di sci erano 35 milioni, oggi sono un terzo in meno. A mancare sono soprattutto gli ospiti europei, ma anche molti svizzeri che scelgono di andare a sciare in Italia, Francia o Austria (in questi paesi il trend è tendenzialmente opposto a quello elvetico).
Investire o morire
Eppure, come in tutta la Svizzera, ci sono località che subiscono maggiormente il fenomeno e altre meno . Secondo Luis Wieser, presidente della Engadin St. Moritz Mountains SA, “i comprensori dotati di un sistema di innevamento artificiale hanno lavorato meglio"
Servono insomma capitali e investimenti per far fronte alla crisi. Anche per questo, nonostante il trend negativo, le principali destinazioni non hanno lesinato sugli investimenti (vedi scheda 1 sotto).
La neve, la materia prima mancata questo inverno
O il mecenate o lo Stato
Il problema è che non tutti hanno i fondi per investire. A questa conclusione sono giunti gli economisti Philipp Lütolf e Christoph Lengwiler: secondo il loro studio tra il 85 e il 90% degli impianti di risalita in Svizzera avrebbero difficoltà a finanziare ampliamenti con fondi propri.
Allora spesso interviene la mano pubblica. Due terzi delle destinazioni ha bisogno di sussidi, crediti e partecipazioni societarie dei comuni. Per Wieser molte di loro senza questo aiuto scomparirebbero: “La politica finora ha deciso di sostenerle. Per questo non sono ancora scomparse ”, ci spiega (vedi video).
In assenza dello Stato ci sono i privati con forti mezzi finanziari. Camastral sottolinea come“alcune piccole-medie stazioni sciistiche ce la fanno soprattutto grazie a delle singole persone che decidono di investire perché affezionate alla destinazione”. Si pensa ad esempio a Brigels, dove si è impegnato l’ex CEO di Raifeissen Pierin Vincenz, oppure a Gstaad con Ernesto Bertarelli di Alinghi.
A Vals potrebbe presentarsi Remo Stoffel, che nel 2012 ha già rilevato le terme. Janine Westenberger, direttrice dell' turistico Visit Vals, a proposito delle operazioni dell'imprenditore locale dice: “Per noi è importante poter contare su un investitore con visioni di questo tipo".
Una su quattro non ce la fa
Per Philipp Lütolf, conoscitore del settore e autore dello studio citato, gli investimenti non bastano: “Generalmente però questi investimenti nell’infrastruttura non portano nuovi sciatori in Svizzera. Di solito li sottraggono da altre destinazioni”, spiega. Ci sarebbe quindi un problema di sovracapacità in un mercato sempre più ristretto. La conseguenza, secondo Lütolf, è che “un quarto degli impianti dovrebbe chiudere”. Lo scenario è quello di una concentrazione delle forze, dell'infrastruttura e dei capitali.
Interpellato dal Quotidiano (vedi video nella scheda 2) a tal proposito il consigliere di Stato grigionese Jon Domenic Parolini prevede "che il cambiamento strutturale sia inarrestabile. Sarà il mercato e la domanda a decidere. L'ente pubblico può definire le condizioni quadro e cofinanziare alcuni impianti".
Davide Paggi
Scheda 1 - Investimenti
Nel 2015 erano una trentina i progetti di ampliamento in lista d'attesa. Secondo i dati dell’associazione di categoria, si investono tra i 350 e i 500 milioni di franchi all’anno in infrastrutture, ristoranti in quota e cannoni da neve. In Vallese si calcola che nei prossimi anni bisognerà investire fino ad un miliardo di franchi. Nei Grigioni ogni anno gli investimenti sono compresi tra gli 80 e i 100 milioni.
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La crisi del turismo ha naturalmente dei risvolti anche sul settore alberghiero. Nel 2015 i pernottamenti sono stati 35,6 milioni, ovvero lo 0,8% in meno (-305'000 pernottamenti) rispetto al 2014. In calo la domanda straniera (-1,7%) , a causa soprattutto dell’abolizione della soglia minima (sono diminuiti gli europei, aumentati quelli da altri continenti). Gli ospiti indigeni hanno invece registrato un piccolo aumento (+0,2). A sorridere è stato soprattutto il turismo nelle città, mentre hanno sofferto le regioni di montagna. I Grigioni hanno vissuto il calo maggiore in assoluto (-335'000; -6,6%). Seguono il Vallese (-149'000; -3,8%), il Ticino (-133'000; -5,7%) e la Svizzera orientale (-93'000; -4,7%).
Per un approfondimento riguardante il settore alberghiero e la concorrenza estera, ecco il servizio tella trasmissione Tempi Moderni.
Scheda 2 - L'approfondimento del Quotidiano
La crisi degli impianti di risalita svizzeri, la concorrenza delle destinazioni europee vicine e le possibili risposte della politica sono stati trattati dall'approfondimento di giovedì del Quotidiano.
Grigioni, il bilancio delle stazioni sciistiche
Il Quotidiano 07.04.2016, 21:00
Scheda 3 - L'albergheria soffre
Turismo da rilanciare
Tempi moderni 26.09.2015, 00:25
Di crisi del turismo nei Grigioni ha parlato anche Modem. Ospiti Jon Domenic Parolini, titolare del dipartimento retico dell’economia pubblica, Roberto Rivola, di Engadina Turismo, e l’albergatore Giancarlo Torriani, nonché il prof. Pietro Beritelli, esperto di turismo dell'Università di San Gallo.
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Vacanze nei Grigioni
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