A Napoli esiste uno degli ultimi grandi mecenati. Ancora più apprezzabile perché non è un magnate dai forzieri stracolmi, a cui costa poco togliersi una piccola parte dei capitali. L’ottantasettenne Gerardo Marotta, allievo di Benedetto Croce, ha perso ogni proprietà sua e della sua famiglia per mantenere, praticamente da solo, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici: un'istituzione nata col proposito di avviare i giovani “all'approfondimento della storia nei suoi rapporti sostanziali con le scienze filosofiche della logica, dell'etica, del diritto, dell'economia e della politica, dell'arte e della religione, le quali sole definiscono e dimostrano quegli umani ideali e fini e valori, dei quali lo storico è chiamato a intendere e narrare la storia”. Nell’Istituto hanno tenuto lezioni le maggiori autorità delle scienze umanistiche e hanno studiato e ricevuto borse di studio migliaia di ragazzi. E questo ottenendo dalle varie istituzioni italiane soltanto vane promesse e da quelle straniere per lo più premi, medaglie e lauree ad honorem. Dopo quaranta anni di attività, Gerardo Marotta si trova a combattere, in preda allo sconforto, una delle sue ultime battaglie: quella di trovare posto ai 300mila volumi raccolti, la gran parte dei quali rari se non unici, sparpagliati in varie case e depositi e a concreto rischio di distruzione. Nella serie di Blu come un’arancia di questa settimana, curata da Guido Piccoli, lo stesso Marotta parla di sé e delle sue infinite battaglie in favore della cultura.
Guido Piccoli
Marotta, l’ultimo dei mecenati
Contenuto audio
Marotta, l’ultimo dei mecenati (1./5)
Blu come un'arancia 08.09.2014, 15:50
Marotta, l’ultimo dei mecenati (2./5)
Blu come un'arancia 09.09.2014, 12:40
Marotta, l’ultimo dei mecenati (3./5)
Blu come un'arancia 09.09.2014, 12:41
Marotta, l’ultimo dei mecenati (4./5)
Blu come un'arancia 09.09.2014, 12:42
Marotta, l’ultimo dei mecenati (5./5)
Blu come un'arancia 10.09.2014, 12:57