GERONIMO Storia
Lunedì 4 maggio 2015 alle 11:35
Replica alle 23.33 e domenica alle 08.35
La Svizzera alla fine della Seconda guerra mondiale
Storia 04.05.2015, 13:35
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70 anni orsono, l’8 maggio 1945, l’Europa, dopo un conflitto durato sei anni e costato oltre 50 milioni di morti nel mondo intero, festeggiava la fine della Seconda guerra mondiale. La disfatta della Germania nazista fu accolta con sollievo nel nostro paese che, anche dopo quella data, continuò a ritenersi un piccolo stato neutrale rimasto intatto anche grazie alla sua volontà di resistenza ai totalitarismi e a una politica accorta: in effetti il paese non fu occupato e riuscì a conservare la sua autonomia istituzionale come stato di diritto democratico e federalistico.
Negli anni Novanta le rivelazioni sul ruolo delle banche elvetiche nella gestione di beni confiscati dai nazisti e sulla loro riluttanza nel fornire informazioni relative ai conti in giacenza di vittime della Shoah, scatenarono un dibattito internazionale che spinse il governo a creare una commissione indipendente di esperti, al fine di far luce sul ruolo del paese durante il conflitto. Il rapporto Bergier ha così contribuito a superare i miti che ancora caratterizzavano l’atteggiamento della Svizzera nei confronti del proprio recente passato, evidenziando come il governo e una parte dell'industria avessero collaborato con le potenze dell’Asse e respinto alle proprie frontiere migliaia di profughi ebrei.
A oltre dieci anni da quel dibattito discutiamo con lo storico Mauro Cerutti, professore emerito di Storia contemporanea all’Università di Ginevra, autore di numerosi studi e ricerche, del difficile processo di normalizzazione vissuto dalla Svizzera nell’immediato dopoguerra.