MOBY DICK
Sabato 1. ottobre 2016 alle 10:00 in diretta da Milano
In Russia le elezioni non contano, sono un esercizio di stile orchestrato dallo “Zar” e dai suoi uomini. È un ritornello che ricorre puntuale ogni qual volta si discute di politica con gli esponenti dell’intellighenzia moscovita o i militanti delle opposizioni. Un gioco di ruolo dove (molti) partiti alternativi a quello di governo, Russia Unita, farebbero comunque capo al Cremlino, impegnato da anni in un gigantesco esperimento di “ingegneria” politica, fedele alla massima romana divide et impera. Bene. È davvero così – sappiatelo. Però c’è un però. All’indomani delle elezioni del 2011, inquinate da una sfilza di brogli, i russi scesero in piazza a più ondate come non accadeva dai tempi del tentato golpe del 1991, giunto proprio quest’anno al suo 25esimo anniversario, chiedendo “elezioni vere”. Uno shock per il Cremlino, ossessionato da quelle “rivoluzioni colorate” che sostiene siano architettate dagli Stati Uniti per rovesciare i governi di paesi “non allineati”. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia: il quadro macroeconomico è cambiato, la Russia è tornata con prepotenza a dare le carte al tavolo del Grande Gioco internazionale, Vladimir Putin ha varato diverse riforme, alcune draconiane, per minimizzare il rischio di ritrovarsi con un elettorato imbizzarrito e ha recentemente avviato un processo di rottamazione della classe dirigente a lui più vicina. Insomma, conteranno anche poco le elezioni in Russia, ma il 18 settembre è stato considerato da molti osservatori come un test cruciale per capire da che parte tira il vento.