Sarebbe la prima riforma di ampio respiro del sistema pensionistico dal 1997. Per anni ha tenuto occupato il parlamento che si è diviso esattamente a metà al momento della votazione finale. La riforma è poi passata con lo scarto di un solo voto. Il tema non fa l’unanimità nemmeno all’interno dei fronti abituali, con un mondo sindacale spaccato in due ed un centrodestra non sempre compatto nella difesa del no. Il tema dunque scalda gli animi e divide il paese. Ma chi ci guadagnerà e chi ci perderà se la riforma dovesse entrare in vigore? I sacrifici proposti (aumento dell’età della pensione per le donne, dell’IVA, prelievo aumentato sui salari per l’AVS) sono equi ed accettabili? A che punto occorre difendere questo compromesso? Opinioni a confronto a Modem con Marco Taddei membro di direzione dell'Unione Svizzera degli Imprenditori (contrario) Vania Alleva, copresidente sindacato UNIA e vicepresidente USS (favorevole) Giuliano Bonoli, professore IDHEAP Losanna, esperto sistemi pensionistici
Registrati: Fabio Regazzi, presidente AITI (favorevole) Vincenzo Cicero, co-segretario Unia sezione Sottoceneri (contrario)
Replica su Rete Due alle 19.30
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