Prima morivano in mare. Sui barconi o annegati nelle acque del Mediterraneo. Ora l’esodo dei migranti disperati (in fuga dalle guerre e dal furore sanguinario dell’Isis) segue le rotte di terra. Via Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Bulgaria lungo la cosiddetta rotta balcanica. Non li ferma nemmeno il muro di 175 chilometri di filo spinato eretto inutilmente dall’Ungheria. Ma anche via terra, il miraggio di una vita migliore, o solo di una vita sicura, chiede tributi di vite umane. Sul Tir abbandonato in autostrada, scoperto in Austria (altro corridoio di migrazione), i morti soffocati erano 71.
Negli ultimi tre giorni, la polizia ungherese ha intercettato e fermato quasi 9mila migranti e profughi entrati illegalmente dalla Serbia. Sono argomenti con cui le autorità magiare ribattono alle feroci critiche del ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, scagliatosi contro i muri e il filo spinato che i Paesi dell’Europa dell’est stanno disponendo per fermare l’ondata migratoria.
Dopo l’allarme profughi, l’Europa di Schengen e Dublino si è accorta che siamo ormai da tempo all’emergenza umanitaria. Che la soluzione all’esodo biblico non può essere la chiusura delle frontiere, come minaccia la ministra britannica Theresa May. Occorrono regole comuni e una nuova solidarietà europea, ha detto la Cancelliera tedesca Angela Merkel, in un discorso con accenni d’autocritica, seguito da un cambio d’atteggiamento: i profughi siriani non saranno respinti.
Dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite, arriva una prima drammatica lettura del cambiamento del fenomeno: nei primi sei mesi del 2015, solo in Grecia, sono entrati oltre 100mila migranti. La portavoce Carlotta Sami parla di “doppia fuga”: senza più speranze di tornare in patria, milioni di siriani (da anni nei campi profughi o sfollati in campi interni) cercano ora una soluzione alla loro drammatica precarietà, guardano a nord, verso quell’Europa finora incapace di dare un vero contributo per porre fine alle guerre che da decenni insanguinano la regione mediorientale.
Modem ne parla con Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite; Fulvio Vassallo Paleologo, professore di Diritto dell’asilo e dell’immigrazione; Mauro Mondello, giornalista freelance sulla rotta balcanica; Thomas Miglierina, corrispondente RSI a Bruxelles.
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