Ancora non se n’è andata. Eveline Widmer Schlumpf sta ancora sta lavorando. Ma i colleghi di governo hanno già fatto il funerale al suo progetto: la revisione del diritto penale in materia fiscale. Poche le chances che una revisione simile potesse trovare la maggioranza nel nuovo Parlamento, dopo la svolta a destra delle recenti elezioni.
Il progetto, del maggio 2013, doveva essere – negli intenti della ministra delle finanze - la logica conseguenza della caduta del segreto fiscale nei confronti dei cittadini stranieri. In sostanza, si trattava di unificare le diverse e complesse procedure che, a tutt’oggi, fanno ancora (ma solo per i residenti in Svizzera) una netta distinzione tra la frode fiscale (reato penale) e l’evasione fiscale (procedura amministrativa); riqualificando le infrazioni fiscali su una nuova scala di sanzioni e sopprimendo nel contempo il cumulo delle pene.
Nel merito della revisione del diritto fiscale, erano intervenuti anche i direttori cantonali delle finanze che avevano lamentato una palese contraddizione: grazie allo scambio automatico delle informazioni, le autorità fiscali estere, avrebbero infatti avuto più poteri rispetto alle autorità fiscali cantonali, sempre impedite dalla legge svizzera di accedere pure loro alle medesime informazioni bancarie in caso di sospetti di semplice evasione fiscale.
Contro quel progetto – che avrebbe di fatto soppresso il segreto bancario anche per gli svizzeri – si erano subito levate le proteste dei partiti di destra e delle organizzazioni economiche che hanno lanciato con successo un’iniziativa popolare per proteggere la sfera privata dei cittadini.
Modem ne parla con:
Ada Marra, consigliera nazionale socialista e membra della commissione dell’economia e dei tributi;
Marco Bernasconi, economista, professore di diritto tributario;
Stelio Pesciallo, avvocato, già attivo alla banca UBS e politico di "Area Liberale".
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