La giacca che indossava l'arciduca Ferdinando il 28 giugno 1914
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L’eredità della Grande Guerra

Riflessioni a margine dei 100 anni della prima guerra mondiale

  • Keystone
  • 20.06.2014
  • 18 min
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Tra pochi giorni, il 28 giugno, ricorre il centesimo anniversario dell’attentato di Sarajevo: l’uccisione dell’arciduca Ferdinando, l’erede al trono dell’Impero austro-ungarico, da parte del nazionalista serbo bosniaco Gavrilo Princip. Un avvenimento che viene considerato il “detonatore” della prima guerra mondiale nell’agosto del 1914.

Ma perché scoppiò un conflitto di tali dimensioni? Di chi fu veramente la colpa, o meglio, la responsabilità? Si sarebbe potuta evitare? Ad un secolo di distanza la storiografia non ha ancora terminato di investigare. Secondo lo storico australiano Christopher Clark, professore a Cambridge, si è trattato di un complesso intrigo di eventi, errori, ma anche dell’incapacità a leggere la realtà che portò alla tragedia: nel suo besteller “The sleepwalkers” descrive gli stati europei come dei sonnambuli, attenti, ma incapaci di vedere l’orrore nel quale stava precipitando il mondo.

Collocata proprio nel cuore dell’Europa, la Svizzera riuscì a mantenere il suo territorio inviolato. Nel suo "Insel der unsicheren Geborgenheit” lo storico svizzero Georg Kreis descrive una società che vive in maniera molto polarizzata la prima guerra mondiale , dalla quale uscirà profondamente cambiata. Ma come? Qual è l’eredità della Grande Guerra per il mondo e per la Svizzera?

Abbiamo cercato delle risposte con Marina Cattaruzza, docente di storia contemporanea all’Università di Berna, che di recente ha pubblicato “ L'Italia e la questione adriatica. Dibattiti parlamentari e panorama internazionale (1918-1926)”, Il Mulino 201, e con Sacha Zala, direttore del Gruppo di ricerca Documenti Diplomatici Svizzeri (Dodis) e presidente della Società svizzera di storia.

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