Migranti marciano sotto la pioggia al confine tra Serbia e Ungheria
Modem

La retorica del referendum

L’Ungheria vota domenica contro i migranti imposti dall’Europa

  • keystone
  • 30.09.2016
  • 38 min
Disponibile su
Scarica

Non è scontato che il quorum del 50 per cento sarà raggiunto. Ma se fosse il caso, l'esito del voto è scontato: l’Ungheria risponderà di no alla domanda del referendum voluto dal governo di Viktor Orban. Dopo il voto sulla Brexit, quello ungherese sarà un altro segnale contro l’UE che potrebbe trovare altri seguaci nell'Europa dell'est. Tra questi, la Polonia di Kaczynski, allergica al controllo esterno dell'Europa, allergica al suo potere.

Il referendum pone una domanda scontata, retorica: "Volete che l'Unione Europea, anche senza consultare il Parlamento ungherese, prescriva l'immigrazione in Ungheria di persone che non sono cittadini ungheresi?" E poco conta se la quota di migranti assegnata al Paese magiaro non raggiunge le 1300 persone.

Per l’occasione il premier Orban ha promosso una campagna di affissioni senza precedenti. Basata su slogan allarmistici e autentiche falsità. Un ulteriore passo avanti nella politica isolazionista dell’Ungheria, dopo l’erezione sul confine con Serbia, Croazia e Slovenia di una rete di filo spinato anti migranti lunga 200 chilometri.

Rispondere al referendum di Orban è una questione di principio, di sovranità e di democrazia, dicono i fedeli di Orban. Ma gli avversari rispondono che è un’inutile prova di forza su un problema di fatto inconsistente: in Ungheria gli stranieri sono un’infima quantità.

Quali dunque i pro e i contro di questo referendum, e quali le conseguenze potrebbe avere sulla politica europea in materia di accoglienza, sempre più difficile da realizzare? Servirà questo atteggiamento inflessibile a frenare il flusso dei migranti?

Modem ne parla con:
Gabor Giulay, direttore del comitato Helsinky per la difesa della dignità umana;
Bela Szomraky, il giornalista più vicino alle posizioni del governo;
Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale;
Massimo Congiu, giornalista e nostro collaboratore.
In registrato, il politologo Balasz Orban

Scopri la serie

Correlati

Ti potrebbe interessare