Da una parte studenti e cittadini “armati “ di ombrelli e occhiali di plastica. Dall’altra polizia con lacrimogeni e manganelli. Il cuore di Hong Kong si è trasformato da alcuni giorni in un “campo di battaglia”con diverse decine di feriti e quasi un centinaio di persone arrestate.
Le proteste in corso da settimane nell’ex-colonia britannica hanno subito un’improvvisa accelerazione durante gli scorsi giorni. Studenti e militanti pro-democrazia si ribellano alle limitazioni imposte da Pechino per i candidati che correranno alle prossime elezioni nel 2017 per il governo nella regione amministrativa speciale. Secondo i manifestanti il governo centrale cinese non si starebbe attenendo ai patti concordati tra Cina e Gran Bretagna nel 97, prima del ritorno di Hong Kong alla repubblica popolare cinese.
Oltre a paralizzare il cuore finanziario della città, le manifestazioni stanno avendo anche ripercussioni anche sui mercati internazionali.
Ne parliamo a Modem con Simone Pieranni, di China Files, Paolo Longo ex-corrispondente Rai a Pechino, Giovanni Andornino, docente di relazioni internazionali dell’Asia all’università di Torino e da Hong Kong il sinologo Jean-Philippe Béjà.
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