Per il momento la visita in Svizzera del ministro turco degli esteri, Mevlüt Cavusoglu, è stata rinviata ma potrebbe ancora realizzarsi prima del referendum del 16 aprile quando in Turchia si voterà sulla riforma costituzionale che assegnerebbe maggiori poteri al presidente Erdogan.
Per il responsabile cantonale zurighese della sicurezza, Mario Fehr, la notizia ha costituito un "enorme sollievo" poiché, a suo avviso, non erano da escludere scontri tra opposte fazioni con possibili conseguenze anche per terze persone. Un avviso non condiviso dal Consiglio federale per il quale la visita del ministro turco "non rappresentava una minaccia particolarmente elevata per la sicurezza interna della Svizzera” per cui si doveva salvaguardare il principio della libertà d’espressione.
Se la vicenda sul territorio svizzero si è svolta “senza colpo ferire”, lo stesso non si può dire della Germania e soprattutto dei Paesi Bassi dove le autorità hanno impedito a due ministri turchi di partecipare a manifestazioni politiche a Rotterdam. “L'Olanda dovrà pagare" ha affermato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, che in precedenza aveva accusato Germania e la stessa Olanda di mantenere “attitudini nazi-fasciste”. Ancora una volta tra Turchia e alcuni paesi dell’Occidente europeo (la Francia ha invece autorizzato un comizio) i toni sono duri. È solo l’inizio di una crisi incipiente?
A Modem intervengono:
Filippo Lombardi, Consigliere agli Stati PPD, membro commissione politica estera,
Carlo Sommaruga, Consigliere nazionale Ps, membro commissione politica estera,
Marta Ottaviani, giornalista, autrice del libro, Il Reis. Come Erdogan ha cambiato la Turchia;
Antonio Missiroli, direttore dell'Istituto per gli studi sulla sicurezza dell'Unione europea.
Replica su Rete Due alle 19.30
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