Non è ancora entrato in vigore (e in realtà la strada verso la sua approvazione, tutt’altro che scontata, è ancora parecchio lunga) ma fa già discutere. E’ il nuovo inno nazionale svizzero, le cui selezioni sono da lunedì aperte al pubblico dopo una prima scrematura operata da una giuria incaricata dalla Società svizzera di utilità pubblica (SSUP), promotrice del progetto.
I contributi, sei in totale, sono ascoltabili nelle quattro lingue sul sito www.innonazionale.ch, attraverso il quale i cittadini hanno la possibilità di esprimere le proprie preferenze. I tre più votati parteciperanno ad una seconda selezione a partire da giugno che culminerà in una trasmissione tv della SRF prevista in settembre. Testo e melodia vincenti (i telespettatori potranno dire la loro via SMS) verranno infine sottoposti a Consiglio federale e Parlamento.
La SSUP, amministratrice del praticello del Grütli, aveva lanciato il concorso per un nuovo inno nazionale nel 2012, giudicando l'attuale salmo «antiquato, scritto in un linguaggio ingombrante e superato». In una nota diramata all'epoca, la SSUP sosteneva che «un contenuto nuovo e consono alla Svizzera moderna valorizzerebbe l'inno e troverebbe più consensi fra la popolazione, che lo canterebbe con più entusiasmo».
Non sono tuttavia in pochi a ritenere l’iniziativa inutile, quando non forzata. Le polemiche sui valori identitari rischiano inoltre di acuirsi, a maggior ragione in un momento storico –quello attuale- dove l’attaccamento ai simboli nazionali è particolarmente forte per molti cittadini. A Modem opportunità e controindicazioni dell’iniziativa SSUP, nell’ambito di una riflessione più ampia su identità nazionale ed educazione alla cittadinanza.
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