Le riserve auree della BNS, la Banca Nazionale Svizzera, non possono essere vendute; devono essere depositate in Svizzera, e non possono essere inferiori del 20 per cento degli attivi. È quanto chiede l’iniziativa popolare “Salvate l’oro della Svizzera” in votazione il prossimo 30 novembre.
Contro l’iniziativa, lanciata da alcuni esponenti dell’UDC, si sono però schierati il Governo federale, il Parlamento e tutti i partiti a livello nazionale; mentre in seno all’UDC, comitati regionali e cantonali sostengono l’iniziativa.
I promotori vogliono una maggiore indipendenza della Svizzera, una migliore stabilità monetaria, impedire speculazioni sul patrimonio della BNS e contenere l'eccessiva libertà lasciata alle banche nazionali di stampare moneta. E per evitare i rischi di crisi internazionali, tutte le riserve auree attualmente depositate all’estero (20 per cento in Gran Bretagna e il 10 per cento in Canada) dovranno rientrare nei forzieri elvetici.
Tra gli argomenti dei contrari, l’ormai anacronistica copertura aurea delle monete, dopo la rinuncia, nel 1971, del legame dollaro-oro; l’impossibilità per la Banca Nazionale di attuare una politica monetaria libera ed efficace nell’interesse del paese, di garantire quindi la stabilità del franco svizzero e dei prezzi dei beni di consumo, soprattutto per assicurare la stabilità del cambio franco-euro.
Modem ne parla con Luzi Stamm, consigliere nazionale Udc, tra i promotori dell’iniziativa; Kathy Riklin, consigliera nazionale Ppd, contraria; e con gli economisti Paolo Pamini favorevole e Sergio Rossi, contrario.
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