In prima pagina, un Dio barbuto, armato di un fucile kalashnikov. Come quelli che un anno fa, il 7 gennaio, fece una strage alla redazione di Charlie Hebdo. Come negli attentati alcuni mesi dopo, il 13 novembre, sempre a Parigi, fecero 130 morti e oltre 350 feriti. Sul numero speciale del settimanale satirico il titolo è di nuovo dissacrante: “1 an après, l’assassin court toujours”. Vuole essere “un journal de combat” in difesa della laicità, contro le derive sanguinarie di giovani che vivono in Europa, senza identità propria, sradicati, votati alla mistica del martirio, alla mistica della morte, in una pulsione suicida, causa di una radicalizzazione islamista e non viceversa.
Così la pensa Olivier Roy, sociologo esperto di Islam. Con lui, in un’intervista registrata, e con altri ospiti in diretta, cercheremo di fare un po’ di luce sulle motivazioni che portano dei giovani europei (immigrati di seconda generazione o convertiti) a sposare la causa jihaddista, ad arruolarsi nelle truppe dell’Isis, a compiere attentati sanguinari.
Ospiti di questa puntata sono:
Miryam Eser Davolio, docente e ricercatrice presso l’Università per le scienze applicate di Zurigo, che ha condotto una ricerca tra scuole, famiglie musulmane e carceri per capire come viene percepito il problema del radicalismo islamico;
Stephane Bentura, regista francese di un documentario sull’origine degli attentatori di Charlie Hebdo;
Renzo Guolo, sociologo delle religioni dell’Università di Padova, autore del recente saggio: “L’ultima utopia: gli jihadisti europei”, edizioni Guerini & Associati;
e nell'intervista registrata,
Olivier Roy, sociologo, autore del saggio, tradotto da Feltrinelli, “La santa ignoranza”. Ascolta l'intervista completa:
OLIVIER-ROY-07.01.2016.MP3
RSI New Articles 07.01.2016, 16:07
Contenuto audio
Il commento di Aldo Sofia: È anche nostra, la notte di Parigi
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