La vicenda, come molte altre trattate dagli organi di tutela, è particolarmente delicata: genitori recentemente arrestati per truffa (la 27enne nel frattempo rilasciata), figli collocati in un istituto per poi essere temporaneamente riaffidati alla madre per le feste natalizie e l’ipotesi che il dramma si sarebbe potuto evitare se ad occuparsi dei bambini fossero stati i nonni anziché la donna (la quale aveva espresso pubblicamente aspre critiche alle autorità che le avevano tolto la custodia).
E’ polemica, a Zurigo, sulle autorità di protezione dei minori dopo il duplice infanticidio di Flaach, dove una 27enne ha ammesso di aver ucciso i suoi due figli di 5 e 2 anni il primo di gennaio. Sotto accusa il competente ufficio di Winterthur-Andelfingen (sul cui operato potrebbe presto essere aperta un’inchiesta amministrativa), oggetto di minacce da parte della popolazione che, senza attendere l’esito degli accertamenti, lo ritiene responsabile dell’accaduto.
A livello politico e istituzionale la riflessione riguarda l’intero apparato delle autorità di protezione (le ex tutorie). Dai servizi di picchetto (non esistenti nel canton Zurigo) alle relazioni con i comuni (non più competenti dopo la revisione del sistema, professionalizzato e in mano ad unità specializzate), passando per l’efficacia delle autorità di vigilanza, sono diversi gli aspetti passati in rassegna da coloro che si chiedono dove e come è possibile migliorare per evitare in futuro altri drammi.
Modem ne parla con Ivan Pau Lessi (responsabile dell’Ufficio cantonale ticinese dell’aiuto e della protezione), Marisa Romeo (ispettrice presso la Camera di protezione del Tribunale d’appello/TI), Sergio Devecchi (pedagogo) e con Pietro Vanetti (presidente dell’Associazione genitori non affidatari).
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