di Omar Gargantini
Nessuna sorpresa. Ma sarebbe stato sorprendente se ce ne fossero state. Per due motivi: 1) Hitzfeld è un conservatore, tanto che la “sua” Svizzera in stile simil-Hodgson la si può recitare come una filastrocca. Modifiche mai, salvo infortuni o squalifiche; 2) obiettivamente questa è una squadra abbastanza sopravvalutata e quindi già trovarne 23 davvero competitivi è una piccola impresa. Si trattava di fare tagli marginali e irrilevanti. Sul volo per Porto Seguro saliranno insomma i soliti noti, quelli che hanno trascinato la Nazionale ad una qualificazione tanto brillante e scontata quanto aleatoria, perché figlia di un girone di una mediocrità sconvolgente.
Certo, si potrebbe discutere se Widmer anziché Lang non avrebbe avuto una sua logica (ma si sarebbe scontrato con la coerenza del CT), mentre non c’è nulla da eccepire sul fatto che a casa resta Derdiyok, che il suo Mondiale l’ha già vissuto e sprecato sbagliando un gol contro il Cile 4 anni fa che grida ancora vendetta. Stralciare dalla lista Seferovic sarebbe stato un grosso azzardo al di là di una stagione da incubo: per stazza fisica e abitudine consolidata a fare la punta centrale in un modulo infarcito di centrocampisti l’attaccante della Real Sociedad è l’alternativa giusta a Drmic e Gavranovic, che nelle gerarchie ormai l’hanno superato.
Fisico permettendo, giusto che ci sia anche Tranquillo Barnetta, il prototipo della riserva che piace a tutti i CT, perché allergico alle polemiche. Barnetta che è l’unico tra l’altro sempre presente dall’inizio di questo decennio dorato decollato agli Europei in Portogallo. Per gli equilibri servono del resto anche esperienza e savoir faire nello spogliatoio. Dove sguazzerà anche il sorriso onnipresente di Gelson Fernandes invece della polivalenza di Fabian Frei. Gelson, l’uomo di Durban: da dove sarebbe bello riuscire a ripartire per dare finalmente al Mondiale un senso compiuto.