Nell’Inghilterra del 1991, una boy band della zona di Manchester cercava di farsi notare nel mondo del pop. Cinque ragazzini, il più vecchio aveva 23 anni, provavano a diventare i New Kids on the Block britannici.
Il loro primo singolo si intitolava “Do What U Like”: nel video, girato con un budget risicatissimo, apparivano seminudi e cosparsi di gelatina. Esistono due versioni di quel video: in quella più esplicita, destinata alla fascia televisiva di tarda serata, alla fine della canzone i Take That rimanevano completamente senza vestiti. Negli ultimi venti secondi sono sdraiati uno di fianco all’altro, sulla pancia, mentre una modella ripulisce loro le terga con uno scopettone. «È stato lì che ho perso la dignità», ama ricordare Robbie Williams quasi trentacinque anni dopo.
Ai tempi di “Do What U Like” aveva diciassette anni, che è un’età in effetti piuttosto acerba per pensare alla dignità. (A me viene da pensare, piuttosto, a quanto sia inquietante promuovere musica pop con immagini di minorenni nudi, ma forse sono io troppo puritano, forse i tempi che viviamo sono più bacchettoni. In ogni caso, non è questo il punto).
“Better Man” gira per due ore intorno al tema della dignità, o meglio, ad alcune domande ad esso legate: quanto in basso sei disposto a scendere, per ottenere fama e denaro? C’è una correlazione diretta tra il successo e l’autodistruzione? Costruire un grande personaggio pop, significa necessariamente distruggere una persona?
Il film racconta la vita di Robbie Williams, nell’ordine membro più giovane dei Take That, causa primaria dello scioglimento della band, solista capace di fare numeri ancora più enormi dei suoi ex compagni, quintessenziale star britannica, tossicodipendente (questa forse andava messa prima).
Ma Robbie, in due ore, non compare mai sullo schermo. O meglio, al suo posto vediamo una scimmia digitale. Già: mai, neanche per un secondo, “Better Man” mostra il volto del suo protagonista, o di un attore che lo impersona. Robbie Williams è, per lo spettatore, uno scimpanzé (che tecnicamente non è una scimmia, perdonate l’imprecisione, ne sono consapevole). Il primate è costruito interamente con la grafica digitale, “applicata” sui movimenti dell’attore trentaduenne Jonno Davies, motioncapturato per l’occasione.
Scimmie. Insieme. Canta.
Il divano di spade 11.01.2025, 18:00
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