Musica bestiale

I dischi con gli animali di Jim Nollman

Un repertorio che mette in comunicazione essere umano e mondo animale attraverso l’arte

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Jim Nollman e i dischi con le bestie (Babylon’s Burning, Rete Tre)

RSI Cultura 14.04.2025, 12:40

  • bandcamp.com
  • Maurizio Forte
Di: Maurizio Forte/Red. 

Ormai sentire pseudocantanti emettere versi e venir salvati dall’autotune non sgomenta più nessuno, dopo che anche il festival della canzone per antonomasia, il sanremese tempio del bel canto, ha accettato personaggi di ogni risma sul palco che ospitò le più grandi voci della musica leggera tricolore. Siamo proprio al “liberi tutti”. E tutti possiamo dire di aver superato anche il momento in cui allegri amici della burla dimostravano come qualsiasi bestia potesse “cantare”, sempre grazie all’autotune: e via con la serie di video sulle prove canore di capre, cani, gatti, galline.

E noi tutti a ridere, a ridere per non piangere. C’è però chi questa cosa degli animali canterini l’ha presa sul serio.

Fino al 1973, Jim Nollman era un paciarotto compositore di musica per teatro, con uno spiccato amore per gli animali. Un giorno ricevette la chiamata di Charles Amirkhanian, amico, collega e pure lui grande amante degli animali. Amirkhanian era preoccupato perché per il Giorno del ringraziamento sarebbero stati uccisi migliaia di tacchini. Urgeva fare un disco di protesta. Jim Nollman non se lo fece ripetere due volte, e corse alla fattoria di un amico californiano per realizzare quello che diventerà il suo primo lavoro di musica con gli animali. Accompagnato da 300 tacchini, registrò una versione di Froggy-Went-a-Courting, antica canzone popolare anglosassone [che verrà inserita nel patrimonio culturale USA, ndr].

Il 45 giri autoprodotto da Nollman suscitò disorientamento nell’underground musicale americano, perché anche i più radicali ed estremisti del suono, del rumore e di ogni stranezza buttata in caciara mai avevano ascoltato qualcosa di simile. Ma soprattutto mai avrebbero immaginato che ci fosse in giro uno talmente fuori da registrare seriamente una roba del genere. Il Nostro fraintese e partì, preda dell’entusiasmo, in una produzione selvaggia - è proprio il caso di dirlo - di registrazioni, con l’involontaria partecipazione di tutta la vecchia fattoria dello zio Tobia, oltre che di ogni specie animale transitante in zona. Ecco quindi uscire dischi con lupi e orche (queste ultime anche in chiave reggae) a cantarsela.

Purtroppo per Jim Nollman, passata la curiosità praticamente nessuno si interessò più ai suoi progetti. Tanto che a un certo punto sparì, e per anni non se ne seppe più niente. Questo finché conoscenti non lo segnalarono dalle parti del canale di Panama a suonare l’armonica accompagnato da un branco di scimmie urlatrici. Che vabbè, di’ quello che vuoi, ma oggi come oggi è pur sempre meglio che salire sul palco sanremese con l’autotune carico a mille.

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