Sabato scorso è stata una consacrazione, a Glastonbury.
In mezzo alla parata di star di questi giorni nel festival più importante d’Inghilterra (ci scuseranno Reading, Download e compagni), l’esibizione di Central Cee poteva passare quasi inosservata. Invece il rapper si è guadagnato plauso universale, persino quello oltreoceano del vecchio Busta Rhymes, ormai impegnato in una personale guerra contro i rapper che usano le loro stesse voci registrate come base durante le esibizioni dal vivo. Perché, in effetti – fa strano dirlo – i complimenti a Central Cee si concentravano proprio su questo: il ragazzo canta davvero. Qualcuno dirà che è il minimo sindacale che si possa pretendere da un rapper, ma sarebbe un’idea fuori dal tempo: oggi sono sempre meno i nuovi artisti hip-hop capaci di tenere il palco. Central Cee l’ha fatto con estrema tranquillità, perfino tenendo in braccio un bambino di un anno: per chi fosse curioso, si tratta del piccolo Beau, figlio dell’artista anglo-nigeriano Olalu Slawn.
A dividere il palco con Central Cee (e con Beau) c’era Dave, altro giovane re del rap inglese. Insieme, i due hanno appena prodotto il primo EP collaborativo della loro carriera, Split Decision. Sole quattro canzoni, ma tra di esse un singolo, Sprinter, capace di battere il record di Spotify per il brano più ascoltato in 24 ore in Gran Bretagna: venti milioni di streaming in poco meno di cinque giorni.
Non si tratta di un brano capace di cambiare la storia della musica britannica – per quello, ci vuol altro – né di un disco che spicca per originalità all’interno della produzione dei due artisti. Eppure entrambi provano che questi due ragazzi sono arrivati in cima all’industria musicale inglese, in tempi in cui si parla sempre più insistentemente di crisi dell’hip-hop. Vite parallele, che sono arrivate a incontrarsi.
I due sono infatti amici di lunga data, nati a un giorno di distanza l’uno dall’altro nel giugno 1998. Central Cee nel quartiere londinese di Sheperd’s Bush, a pochi passi dal centro eppure fino a pochi anni fa ancora considerato una sacca di degrado impermeabile alla gentrificazione. Dave nel sobborgo di Streatham, non un ghetto, ma neanche esattamente un paradiso. La prima volta che hanno cantato nello stesso brano era il 2016, e nessuno dei due era famoso. Poi le cose sono cambiate velocemente, fino al record che ha segnato il loro venticinquesimo compleanno, e alla già citata consacrazione di Glastonbury.
Tutto questo – per quanto sembri banale dirlo – è arrivato per entrambi semplicemente grazie alla capacità di raccontare i loro anni di formazione, così simili a quelli di una intera generazione di giovani britannici della lower class.
Central Cee, nato Oakley Neil HT Caesar-Su, aveva una madre benestante che aveva rifiutato il denaro dei genitori quando, giovanissima, si era innamorata di un ragazzo guyanese più grande di lei, che viveva di espedienti e spaccio. Intorno ai 14 anni, quando ha iniziato a fare musica, anche Cee era un piccolo spacciatore (nelle sue parole, anche piuttosto abile).
Dave invece, all’angrafe David Orobosa Omoregie, è figlio di genitori nigeriani. A pochi mesi dalla sua nascita il padre è stato espulso dalla Gran Bretagna, e lui e i suoi fratelli hanno vissuto per qualche tempo da homeless, insieme alla madre, nella zona di Brixton. Durante la sua adolescenza, entrambi i fratelli sono finiti in carcere: il maggiore, Cristopher, condannato all'ergastolo per il suo coinvolgimento nell'omicidio di un ragazzo appena quindicenne avvenuto a Victoria Station. L’album di debutto di Dave (vincitore nel 2019 del premio più prestigioso della musica inglese, il Mercury Prize) Psychodrama ha preso in prestito il titolo dal programma di terapia per detenuti seguito da Cristopher.
Certo, è facile notare che non si tratta di storie completamente sovrapponibili, neanche dal punto di vista musicale: Central Cee ha senza dubbio un approccio più diretto nei confronti di musica e testi, che curiosamente risultano allo stesso tempo più brutali e più commerciabili rispetto a quello di Dave, autore raffinatissimo e capace di citare apertamente le orchestrazioni cinematografiche di compositori classici hollywoodiani come Hans Zimmer. E neppure sfugge che mentre Dave non riesce a liberarsi della sua immagine di relativa medietà (del resto, ha probabilmente il nome meno altisonante dell’intera storia hip-hop), Central Cee deve parte del suo successo anche ad una indiscutibile bellezza – una volta, si sarebbe detta degna di una boy band. Ma nonostante queste distanze, Dave e Central Cee sembrano destinati a vivere fianco a fianco, in vetta alla classifiche inglesi. Predestinati, verrebbe da dire. Il primo a gettare un ponte tra le loro carriere è stato, del resto, nientemeno che Drake, che li ha supportati e lanciati da oltreoceano in tempi non sospetti: prima inserendo un cameo di Dave nella sua compilation More life (era il 2017), poi usando Cee come modello per la sua linea di abbigliamento, e fornendogli perfino i tecnici del suono per un tour negli Stati Uniti. Vedremo cosa riserverà il futuro musicale, mentre quello economico sembra ormai libero da nubi, visto che solo pochi giorni fa le agenzie hanno battuto la notizia di un nuovo contratto con la Columbia Records per Central Cee. La cifra? Pare si aggiri intorno ai venti milioni di dollari…