Noi di RSI Food amiamo parlare di consapevolezza, di cibo come strumento per aiutare il nostro pianeta ogni singolo giorno, scardinando quella convinzione che spesso ci vede protagonisti nel dire “cosa cambia il mio piccolo apporto se non cambia il sistema?”: dieta e riduzione dello spreco alimentare sono potenti leve di sostenibilità.
Prima di entrare nel vivo di cosa possiamo fare per aiutare il nostro pianeta con la semplicità della nostra tavola, è bene spiegare come nasce questa ricorrenza, con la sua storia fatta di lotte e ideali per un bene comune.
Storia di una giornata diventata di portata globale nel 1990
«Tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto a un ambiente sano, equilibrato e sostenibile».
Gaylord Nelson
È il 22 aprile del 1970 quando il senatore ambientalista Gaylord Nelson istituzionalizza la Giornata Mondiale della Terra. Il senatore Nelson decise fosse giunto il momento di portare le questioni ambientali all’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo politico quando, nel 1969, a San Francisco, durante una conferenza dell’Unesco, il pacifista ed ecologista John McConnell propose di istituire una giornata per onorare la Terra e la pace. Il 22 aprile dell’anno seguente, milioni e milioni di cittadini statunitensi si mobilitarono per una manifestazione a difesa della Terra. I gruppi che fino ad allora, in varie forme, avevano combattuto contro tematiche “calde” come rifiuti tossici e pesticidi; progressiva desertificazione; perdita di biodiversità e inquinamento; compresero di condividere valori comuni. Fu così che quel giorno diventò l’Earth Day, la Giornata della Terra.
Perché diventi una manifestazione globale e corale bisogna aspettare il 1990, quando questa data arriva a mobilitare 141 paesi uniti per la protezione dell'ambiente. Con gli anni, la Giornata della Terra è divenuta un'occasione di confronto tra i leader mondiali affinché vengano adottate strategie comuni e misure concrete per una drastica riduzione delle emissioni dei gas serra: come avvenuto nel 2021 quando il presidente USA Joe Biden ha convocato un vertice speciale per coordinare la lotta al cambiamento climatico.
Oggi, con una pandemia alle spalle, ci siamo resi conto più che mai di come dalla salute del nostro pianeta dipenda anche la nostra e ci troviamo, ieri come allora, a discutere per lo stesso bene comune, dove il cibo - e la conoscenza - ricopre un ruolo determinante, perché ciò che mangiamo è uno dei motori più potenti dietro la maggior parte dei principali problemi ambientali, che si tratti di cambiamenti climatici o perdita di biodiversità.
In tutte le parti del mondo, i mercati contadini sono aumentati, così come i gruppi di acquisto e altre forme di distribuzione alternative a quella organizzata, portando il pubblico a prediligere la scelta di derrate più fresche, di stagione e locali. Dottori, nutrizionisti ed esperti sono sempre più propensi a specificare questi principi per la scelta del cibo giusto anche per la nostra salute. E sempre più giovani, come testimoniamo con i racconti di RSI Food, sono coinvolti in questo senso, riscoprendo natura e importanza della terra, non solo come attività lavorativa, ma anche come gesto di sostegno per un futuro migliore.
Una ricerca – portata avanti dall’associazione Slow Food insieme all’Università di Siena, con la consulenza del dott. Andrea Pezzana, medico nutrizionista (SC Nutrizione Clinica - ASL Città di Torino) – sostiene che scegliere la sostenibilità e la salute per la nostra dieta significa risparmiare 23 kg CO₂e ogni settimana, che, in termini più semplici, significa evitare ogni anno gas serra pari a quelli emessi da un’auto che percorre oltre 3300 km. Se si considera che ogni europeo mediamente percorre ogni anno 12.000 km, consumare regolarmente cibi salubri equivale a lasciare l’auto in garage per più di 3 mesi.
Vi siete però mai chiesti come valutare se la nostra dieta aiuti o meno l’ambiente?
Come – e quanto – i tuoi pasti influenzano il benessere del pianeta: che cos’è l’impronta alimentare
Che l’industria agroalimentare sia un settore determinante per la crisi climatica non è una novità. Infatti, l’agricoltura e tutto quello che è legato a essa – come produzione degli alimenti, distribuzione dei prodotti e packaging alimentare – si situa tra i ranghi più alti per quando riguarda l’emissione di gas serra, lo spreco di acqua e la pressione sulle risorse di terra; argomento, questo, approfondito nell'articolo "il cibo di domani", in cui si sono riportati anche quegli alimenti che potrebbero essere i cibi del futuro e perché.
Le nostre scelte alimentari quotidiane hanno un impatto sulla nostra salute, ma anche sul clima: scegliere più vegetali, legumi, e ridurre la carne e i cibi industriali comporta infatti un risparmio notevole di emissioni di CO₂.
Tra gli strumenti in nostro possesso per fare la differenza c’è sicuramente la conoscenza. Un fatto tangibile è che le nuove generazioni, a nostro modo di vedere, sono sufficientemente informate per capire l’importanza delle conseguenze derivanti da ciò che scegliamo di mangiare.
Qualche giorno fa una ragazza, in un commento sui nostri canali social RSI Food, ci ha domandato perché non si parli mai abbastanza del peso che gli alimenti hanno a livello ambientale e, quindi, del loro impatto ecologico… ecco, questa ragazza stava parlando di impronta alimentare.
L’impronta alimentare misura l’impatto ambientale delle nostre diete associato alla coltivazione, produzione, trasporto e conservazione del nostro cibo, dalle risorse naturali consumate, all'inquinamento prodotto e ai gas serra emessi.
Ci sono molti fattori che determinano l’impronta alimentare della dieta di ognuno di noi, tra cui l'accesso, l'accessibilità economica, la salute e la cultura, che aiutano a plasmare le nostre decisioni su ciò che mangiamo. Non esiste, quindi, una dieta “giusta” per tutti, ma ci sono diversi modi per modificare la propria a fin di bene per la nostra Terra.
Online e con brevi ricerche è facile incappare in veri e propri calcolatori che riportano, con numeri e grafici, il peso ecologico che ogni alimento può avere sull’ambiente in termini di emissioni di gas serra e consumo di acqua. Qualunque metodo si scelga, questi calcolatori possono aiutarci a capire quanto le scelte alimentari individuali impattano sul pianeta: qual è la differenza tra manzo e pollo? Una ciotola di riso produce più gas serra che riscaldano il clima rispetto a un piatto di patatine? E i legumi? Il vino è più ecologico della birra? Proprio il sito ufficiale della Giornata della Terra riporta diversi strumenti da consultare per rispondere a queste domande.
Il ricercatore dell'Università di Oxford Joseph Poore insieme a Tomas Nemecek della Divisione di ricerca sull'agroecologia e l'ambiente di Zurigo, hanno esaminato l'impatto ambientale di 40 principali prodotti alimentari che rappresentano la stragrande maggioranza di ciò che viene consumato a livello globale.
Riassumendo e parlando di proteine, come ormai tutti sappiamo, gli alimenti che hanno un peso maggiore sull’impatto ambientale e concorrono all’aumento del riscaldamento globale sono la carne di manzo (con quasi 8 kg di gas serra prodotti per porzione) e agnello (intorno ai 5 kg di gas serra prodotti per pozione), seguiti da gamberi di allevamento (3,5 kg) e pesce di allevamento, carne di maiale, pollo, formaggio e latticini (sotto i 2 kg), e si finisce con uova, tofu e legumi, come alimenti più “verdi”, testimoniando che l’impatto più alto di una porzione di proteine vegetali è comunque largamente meno rispetto al più basso impatto causato da una porzione di proteine animali.
Il passaggio a una dieta a base vegetale può aiutare a combattere il cambiamento climatico, quindi, ma attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio: sapere come e dove viene prodotto il cibo è importante, poiché lo stesso cibo può avere enormi differenze sull’impatto ambientale a prescindere che sia carne o vegetale.
La dieta vegana, infatti, rispetta l’ambiente se si basa su prodotti di cui se ne conosce la provenienza, se non sono processati industrialmente e non provengono da agricoltura intensiva o coltivati in serre riscaldate a gas o petrolio – meglio, infatti, prediligere quella verdura coltivata all'aperto o in serre ad alta tecnologia. Inutile, se non più dannoso, abbracciare una dieta vegana che attinge a prodotti “da banco” - come abbiamo già spiegato nell’articolo "Hai mai sentito parlare di Veganuary?"– escludendo magari formaggi locali, prodotti in piccole realtà, e mangiati una volta a settimana anziché quotidianamente. I bovini da carne, per esempio, allevati su terreni disboscati, sono responsabili di emissioni di gas serra 12 volte superiori rispetto alle mucche allevate su pascoli naturali, così come la carne bovina del Sud America produce tre volte la quantità di gas serra rispetto alla carne bovina prodotta in Europa e utilizza 10 volte più terra.
Non solo carne, latticini, frutta e verdura non sono gli unici alimenti di cui le scelte che facciamo possono fare una grande differenza: anche il cioccolato e il caffè, se provenienti da foreste pluviali disboscate, producono gas serra relativamente elevati; i bevitori di birra attenti all'ambiente potrebbero essere interessati a sapere che la birra alla spina è responsabile di minori emissioni rispetto alle lattine riciclabili o, peggio, alle bottiglie di vetro.
Alla luce di tutte queste considerazioni e in occasione della Giornata della Terra, RSI Food ha pensato di proporvi ricette rispettose del clima e dell’ambiente: perché, riuscissimo a sostituire anche solo un pasto a settimana con ricette dall’impronta alimentare bassa, oltre a giovarne la salute, potrebbe aumentare il nostro senso civico.
https://www.rsi.ch/s/718989
Su RSI Food ogni giorno è la Giornata della Terra
Se siete frequentatori di queste pagine, saprete già che il nostro portale propone ogni giorno suggerimenti e approfondimenti su tematiche all’insegna di una dieta sana e amica dell’ambiente: dal mondo dello zero spreco in cucina
a quello dello spreco alimentare come tematica in cima al programma globale, passando per il regrowing (verdura a ciclo continuo per minimizzare gli scarti in cucina) – argomento trattato nella nostra rubrica “L’inflazione nel piatto” - fino ad arrivare alle "Star del Mese"; il nostro editoriale che ogni inizio del mese racconta una lista della spesa di stagione, ricordandosi anche del pesce, locale o salmastro, perché anch’esso, come frutta e verdura, ha una stagione da rispettare in base alla tipologia. Insomma, su RSI Food ogni giorno è la Giornata della Terra e nella sezione “Extra” si possono trovare tanti argomenti che vogliono essere spunto di riflessione, non solo per gli appassionati di cibo.
FONTI:
earthday.org
goodgoodgood.co
footprintcalculator.org
bbc.com
www.slowfood.it/buona-festa-terra-giornata-mondiale-della-terra-2020
www.slowfood.it/una-dieta-sana-e-anche-amica-del-clima/
www.slowfood.it/petrini-earth-day-2021-la-terra-lancia-lultimo-appello/
www.slowfood.it/comunicati-stampa/il-nostro-cibo-la-nostra-salute-solo-con-la-biodiversita-si-nutre-il-pianeta/
it.pearson.com