Laser

Francesco Cito

di Guido Piccoli

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Francesco Cito

Laser 12.12.2013, 01:00





Dove c’è stata guerra, soprattutto a Oriente, è andato. Non perché la ami o ne sia attratto. Tutt’altro. Francesco Cito, fotoreporter napoletano trapiantato a Milano, ne ha orrore, ma la sua coscienza l'ha spinto a documentare questo orrore. Nel 1980 fu uno dei primi giornalisti a raggiungere l' Afghanistan occupato dai sovietici, percorrendo a piedi, insieme con i mujÄhidÄ«n, oltre 1200 chilometri. Nel 1983 raggiunse il Libano dove fu il solo a documentare la caduta del campo profughi di Beddawi, la roccaforte di Arafat assediata dall’esercito siriano. Negli anni successivi, operò più volte nei Territori Occupati della Palestina, durante le varie tappe dell’Intifada. Poi in Afghanistan per raccontare la ritirata sovietica, nella Jugoslavia durante la sua tragica divisione, dalla Bosnia al Kossovo, e poi ancora in Arabia Saudita, Kuwait e Irak, seguendo le tappe della cosiddetta “guerra del Golfo”. Durante le sue residenze italiane, ha realizzato reportage sulla camorra e il contrabbando, ma anche su temi apparentemente meno impegnativi come i matrimoni popolari napoletani o il Palio di Siena: grazie ad alcuni di questi lavori ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali, tra i quali due World Press Photo. In questo Laser, Francesco Cito racconta il percorso non solo professionale, ma anche umano che l’ha portato a diventare uno dei fotografi più apprezzati del mondo.

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