È contagiosa, e provoca un effetto a catena. In qualunque forma si manifesti, sembra essere davvero un elisir di felicità e benessere, inducendo benefici psicologici e fisiologici insieme. Influisce sulla salute mentale e l'equilibrio emotivo di chi la pratica e di chi la riceve, alimentando la fiducia, l'ottimismo e rafforzando le relazioni. In una società che corre a velocità supersonica, essere gentili è un gesto controcorrente, quasi rivoluzionario. Sono gli estroversi e le donne a regalarne e riceverne di più. Il maggior studio al mondo sulla gentilezza, guidato da Robin Banerjee all’Università del Sussex su 60.000 persone, ci dice che è tra le pareti domestiche il luogo in cui si esprime più frequentemente, seguito da ambienti medici, contesti di lavoro, spazi verdi e negozi. Mentre gli ambiti in cui le persone constatano un minor numero di atti gentili sono l’online, i mezzi pubblici e la strada.

Aiutare, condividere, e prendersi cura. Ascolto e connessione, preoccupazione e compassione, per gli altri e per noi stessi, evitando i paragoni, e riconoscendo in ogni forma di vita il valore prezioso e profondo dell’esistenza. Un atto di gentilezza genera anche un formidabile mix di dopamina (l'ormone del benessere) serotonina (per la felicità) e di endorfine (l'antidolorifico naturale) un super-boost che ci fa sentire davvero soddisfatti e pieni di energia. Si aggiunge l’ormone dell’amore, l’ossitocina, che dà una sensazione di vicinanza, parentela e fiducia. Scende invece il cortisolo, l’ormone dello stress, e le aree cerebrali deputate all’ansia si riducono. Insomma, la gentilezza è davvero una forza potente. Allora perché non catturare lo sguardo di qualcuno con un sorriso rassicurante, offrire un caffè in più, aiutare un vicino? O regalare un fiore, un pensiero, mandare un bacio, donare del tempo, e dedicare al gatto una super dose extra di coccole?

Ne parliamo con il filosofo della scienza Armando Massarenti, firma storica del Sole 24 Ore e con la psicologa e psicoterapeuta Angela Andolfo.