Due artisti svizzeri, entrambi nati nel 1868, legati da una profonda amicizia sorta quando ancora non avevano 20 anni e dalla comune passione per la pittura. Uno grigionese. L'altro solettese. Il primo è Giovanni Giacometti, il secondo è Cuno Amiet. A 150 anni dalla loro nascita, tornano a dialogare alla Ciäsa Granda di Stampa, il museo etnografico della Bregaglia, che dedica loro una mostra intitolata semplicemente: "Un'amicizia", quella che li unì a partire dal 1886 quando i due si conobbero a Monaco e, in seguito, a Parigi, dove coabitarono in un bilocale e si immersero nell'arte di Cézanne e Van Gogh.
L'esposizione per la prima volta mette assieme i due artisti che hanno dato un contributo determinante all'evoluzione della pittura moderna in Svizzera, li fa dialogare attraverso le loro opere e le fotografie. Immagini che mettono in risalto i soggetti simili - come i ritratti, la maternità e i paesaggi - le reciproche influenze, ma pure gli attriti artistici e personali poiché anche l'amicizia tra Giovanni Giacometti (scomparso nel 1933) e Cuno Amiet (morto nel 1961) ha avuto alti e bassi. Il loro fu un rapporto di affetto di tale profondità da sopravvivere ai rimproveri, alle critiche, alle divergenze di opinioni e alla rivalità artistica. Le loro diatribe furono durissime. Ma sempre nel solco dell'amicizia, come sanno gli amanti del "colorismo svizzero", gli appassionati della storia dei Giacometti (Alberto poté dedicarsi all'arte grazie al padre Giovanni, ma pure al padrino Cuno Amiet) e come è possibile scoprire a Stampa dove la mostra resterà visitabile fino al 20 ottobre.