Giovedì all’Other Movie Film Festival di Lugano è stato proiettato il documentario “Echte Schweizer” (In italiano “Svizzeri veri”), del regista Luka Popadić.
La pellicola, che ha vinto il premio del pubblico alle Giornate cinematografiche di Soletta del 2024, racconta dell’esperienza di quattro ufficiali dell’esercito svizzero.
I quattro militari sono figli di immigrati, con il cuore che batte per la Svizzera e per il Paese delle loro radici. Il documentario, con molta ironia, affronta domande anche scomode su concetti come patria, identità, senso del dovere.
Come vivono questi ufficiali svizzeri la loro identità? Che cosa li motiva? Che rapporto hanno con il loro Paese d’origine? Cosa significa patria per loro? Come li tratta la Svizzera?
Tante le domande affrontate dal regista Luka Popadić, lui stesso coprotagonista del film, svizzero dalle radici serbe con il grado di capitano.
Che cosa è l’esercito per lei, gli ha chiesto la RSI? “La risposta più semplice è che per me l’esercito è una parte della Svizzera e una parte della mia identità. Se mi si chiede chi sono, io dico che sono anche un ufficiale dell’esercito svizzero.”
Cosa significa senso del dovere? Lealtà? Integrazione? Discriminazione? Con l’uniforme, che in qualche modo rende o dovrebbe rendere tutti gli svizzeri uguali.
“L’esercito è una sorta di prisma. – risponde Popadić – Il film parla più della Svizzera che dell’esercito. Il documentario è una dichiarazione d’amore alla Svizzera, con tutte le sue peculiarità e i suoi spigoli.”
Il film non esita a porre domande difficili e spiazzanti ai suoi protagonisti. Se ci fosse una guerra fra il tuo paese d’origine e la Svizzera da che parte staresti? Saresti disposto a morire per la Svizzera? Non sveliamo le risposte.
“Sono domande difficili, ma è importante porsele, nel contesto dell’esercito e dell’integrazione. Spero di aver trovato delle risposte oneste”, chiosa il regista. E quale reazione si attende ora dal pubblico Luka Popadić? “Spero che gli spettatori di sinistra dopo la visione di questo film avranno un po’ più di comprensione per il militare e spero che quelli di destra avranno più comprensione per i migranti”.