La guerra in Ucraina, il post Covid, un’offerta che non riesce a soddisfare la domanda. I prezzi sui mercati dell’energia stanno esplodendo. E ora a possibilmente rimescolare le carte c’è anche il programma RePowerEU, un pacchetto da 300 miliardi di euro che Bruxelles ha voluto al fine di liberarsi completamente dalle fonti energetiche russe.
Un’arma che nelle intenzioni è destinata a punire Mosca per l’invasione dell’Ucraina, ma che obbliga l’Unione europea ad accelerare il processo di transizione verso l’uso di un’energia più pulita. Una transizione che riguarda anche la Svizzera, dove l’uscita dal nucleare potrebbe di rivelarsi più complicata del previsto. Non è infatti per nulla certo, che le fonti alternative riescano a compensare la produzione che verrà a mancare dopo lo spegnimento delle centrali.
La parola "blackout" non fa più paura
In questo momento di incertezza Berna ha deciso di varare una legge urgente destinata ad aiutare le grandi aziende elettriche svizzere in caso repentine difficoltà finanziarie. I rischi per quanto riguarda l’approvvigionamento restano comunque reali. Tanto che la parola blackout non è più un tabù nemmeno in Svizzera.
Decisivo potrebbe a questo punto rivelarsi il comportamento del singolo cittadino-consumatore. Da questo punto di vista, sostiene il presidente del CdA dell’Azienda elettrica ticinese Giovanni Leonardi, per la Svizzera il potenziale di risparmio è enorme.
Questo e altri temi sono stati affrontati dalla trasmissione Tempi Moderni (#rsitempimoderni) il magazine economico della RSI in onda ogni domenica alle 21:55 su RSI LA1. La trasmissione è disponibile anche online:
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Tempi moderni 12.06.2022, 22:00