Nel giro di un giorno a Valencia è caduta la quantità di pioggia che solitamente si registra in un anno, con molte strade che si sono trasformate in fiumi, tanto da rendere necessario l’intervento di più di 1’000 soldati per tentare di gestire la catastrofe che ha fatto registrare almeno 95 morti.
Claudio Cassardo, meteo-climatologo e professore all’Università di Torino, ai microfoni della RSI ha spiegato tecnicamente cosa sta succedendo, con anche le implicazioni dovute al riscaldamento globale.
Professore, le piogge torrenziali nella zona di Valencia sono attribuite alla DANA (Depresion Aislada en Niveles Altos), o goccia fredda. Spieghiamo cos’è questo fenomeno...
“Si tratta - riferisce il docente alla RSI - di una situazione in cui è presente dell’aria fredda in quota che gira con un vortice depressionario, cioè una specie di mini ciclone (i famosi mini-cicloni mediterranei). Quando è chiamata “goccia fredda” significa che si è interrotta l’alimentazione da parte di aria fredda dal nord Europa. Normalmente queste si formano come spaccature, che si propendono dal Circolo polare artico verso sud ma a volte si isolano. A questo punto viene meno il rifornimento dell’aria fredda e l’aria si scalda lentamente in quota. Sono situazioni estremamente instabili perché la presenza, appunto, di aria fredda in quota destabilizza l’atmosfera, favorendo la conversione e favorendo quindi fenomeni di tipo temporalesco”.
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È un fenomeno tipico solo della Spagna o è possibile ritrovarlo altrove?
“No, è un fenomeno abbastanza consueto che è avvenuto anche altre volte. Se ricordiamo, in Italia, negli ultimi due anni, ci sono stati quattro eventi alluvionali in Emilia-Romagna e in qualche modo tutti sono stati condizionati da basse pressioni presenti sulla regione, localizzate in posti diversi ma che hanno favorito anche in quel caso eventi convettivi che si sono poi sommati alle precipitazioni. Persistendo per lungo tempo hanno portato ai fenomeni alluvionali. Naturalmente i quantitativi sull’Emilia-Romagna sono stati molto inferiori a questo di Valencia”.
Quanto sta avvenendo non è però una prima assoluta. Nel 1987 si registrò una disastrosa alluvione sempre nella regione di Valencia. Sembra stia diventando un evento sempre più frequente o è solo un’impressione?
“No, purtroppo è la realtà. Questi eventi di precipitazioni estreme molto intense, molto localizzate tra l’altro (perché se uno si muove a poche decine di chilometri di distanza da Valencia le precipitazioni sono state molto inferiori), stanno diventando una costante del tempo di questo trentennio. Purtroppo abbiamo a che fare con questi eventi. Ci sono dei precedenti un po’ più lontani nel tempo. Il precedente più vicino a Valencia stessa era stato con un quantitativo di acqua superiore ma distribuito anche in un tempo superiore. E una delle criticità maggiori è proprio il fatto che venga un quantitativo enorme di piogge in pochissimo tempo, tale per cui nessun reticolo riesce poi ad assorbire o a distribuire tutta quest’acqua caduta improvvisamente”.
Si può affermare che la violenza estrema di questi fenomeni sia legata al cambiamento climatico e al progressivo riscaldamento del Mar Mediterraneo?
“Senza dubbio. Il fatto che abbiamo un’atmosfera e un mare più caldo, le due cose ovviamente sono collegate - in questi giorni abbiamo delle anomalie di temperatura sui mari sia sul Mediterraneo sia sul vicino Atlantico tra i 2 e 3 gradi - rende l’aria più calda e quindi più capace di ospitare molecole di vapore acqueo che poi, condensando, formano le nubi e danno luogo alle precipitazioni. Quindi quando l’aria è più calda, in realtà lo stesso fenomeno genera precipitazioni più elevate. Quindi il riscaldamento globale, il cambiamento climatico, sta favorendo un numero di eventi maggiori e anche eventi più intensi rispetto al passato”.
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