Carcere a vita e con esclusione della possibilità di riduzioni o sconti di pena. È questa la condanna che è stata inflitta oggi, mercoledì, a Parigi, a Salah Abdeslam, l'unico superstite del commando jihadista che nella notte del 13 novembre del 2015 perpetrò una serie di attacchi che in centro città e nei sobborghi della capitale francese causarono 130 morti e almeno 350 feriti. La condanna, la più grave nell'ordinamento penale francese e storicamente riservata finora solo a 4 imputati, viene definita come "pena di morte sociale". I 5 magistrati della corte d'assise speciale di Parigi hanno così aderito alla richiesta in tal senso formulata dalla procura nazionale antiterrorismo.
La corte ha giudicato colpevoli per tutti i capi d'imputazione 19 dei 20 accusati. A essi il tribunale ha così inflitto pene che vanno da due anni di carcerazione fino all'ergastolo. Le ultime parole in aula di Abdeslam, dopo che nei primi mesi aveva avuto un atteggiamento spavaldo e si era proclamato aderente all’Isis, sono state: "Ho fatto degli errori ma non sono un assassino".
Un'illustrazione di Salah Abdeslam durante il processo
Una serie di attacchi senza precedenti
La sera del 13 novembre 2015 a Parigi – a meno di un anno dalla strage di Charlie Hebdo – fu compiuta una serie di attacchi terroristici di matrice islamica senza precedenti, concentrati nel I, X e XI arrondissement, allo Stade de France, a Saint-Denis e nella regione dell’Ile-de-France. A perpetrare gli attentati, fu un commando composto da una decina di persone, responsabile di tre esplosioni nei pressi dello stadio e di sei sparatorie in differenti luoghi pubblici della capitale francese. Le vittime furono 130 e almeno 350 persone rimasero ferite.
Nel dettaglio, a dare il via alla sequenza di azioni omicide, fu il terrorista Ahmad Almohammad, che alle 21.20 di quella sera si fece esplodere nella “rue Rimet”, la strada che corre lungo lo Stade de France, dove si stava giocando l’amichevole Francia – Germania davanti a migliaia di spettatori, tra cui il presidente Francois Hollande. Nei minuti successivi, altri due kamikaze attivarono i detonatori e il bilancio di quelle prime esplosioni fu di un morto e 63 feriti. Quasi contemporaneamente, un secondo gruppo di attentatori equipaggiati con dei kalashnikov spararono all’impazzata sulla folla, prendendo di mira il bar “le Carillon” e il ristorante “Le petit Cambodge”, all’angolo tra “rue Alibert” e “rue Bichat”, prima di azionare la cintura esplosiva all’inno di “Allah è grande”. Poco dopo, la stessa sorte toccò anche al ristorante “Casa nostra”, alla “Belle Equipe”, a “rue de Charonne” e al “comptoir Voltaire”. Nel frattempo, uno terzo gruppo di jihadisti aprì il fuoco al teatro Bataclan, sul pubblico presente al concerto del gruppo rock californiano “Eagles of Death Metal”, che inizialmente confuse le detonazioni con effetti speciali. La presa degli ostaggi, con momenti di terrore e disperazione durò circa tre ore e l’ultimo terrorista venne ucciso poco prima di mezzanotte e mezza dalle forze dell’ordine. Ottantanove le vittime di questo attacco finale.
Salah Abdeslam – unico superstite del commando armato responsabile del massacro – rinunciò ad azionare la sua cintura esplosiva: si diede subito alla fuga ma venne arrestato dopo 126 giorni di latitanza a Molenbeek, quartiere di Bruxelles, nel corso di un’operazione antiterrorismo.
Bataclan: domani la sentenza
SEIDISERA 28.06.2022, 20:37
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