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Drogata e stuprata, Pelicot testimone per le generazioni future

Si avvia alla conclusione il processo in Francia contro il marito e altri 50 uomini - La vittima ha rinunciato alle porte chiuse, per invitare l’intera società a porsi domande, a prendere coscienza, a cambiare mentalità

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Francia: il processo Pelicot

Telegiornale 20.11.2024, 12:30

Di: Telegiornale/ATS/M. Ang. 

In Francia si avvia verso la conclusione il processo per gli stupri subiti da Gisèle Pelicot - oggi 71 anni - drogata e violentata per decenni da almeno 50 uomini, assoldati dall’ex marito. Da lunedì via alle requisitorie. Il verdetto è atteso entro il 20 dicembre.

Gli avvocati della parte civile hanno invitato “tutta la società a prendere coscienza” e sostengono che questo processo per stupro diventerà una “testimonianza per le generazioni future” sui temi del consenso, della sottomissione chimica e, più in generale, delle relazioni uomo-donna. Grazie a questi dibattimenti, le generazioni future “scopriranno Gisèle Pelicot, il suo coraggio e il prezzo che ha pagato per cambiare la società”, ha dichiarato mercoledì Stéphane Babonneau, uno degli avvocati di parte civile. Facendo un parallelo tra questo “processo di Avignone”, che illustra “la cultura dello stupro”, e quello di Aix-en-Provence del 1978 (quando l’avvocatessa Gisèle Halimi fece riconoscere lo stupro come reato), ha invitato il tribunale, che emetterà il verdetto entro il 20 dicembre, a fare una “scelta sociale”: fare in modo che questo processo contribuisca a “cambiare l’idea, radicata nell’immaginario maschile, che il corpo della donna sia un oggetto di conquista”. Perché “come può, nella Francia del 2024, una donna essere ancora sottoposta a ciò che Gisèle Pelicot ha subito per almeno 10 anni?” In precedenza, Antoine Camus, l’altro avvocato di Gisèle Pelicot, aveva chiesto come sia possibile che ci siano 50 uomini in Francia (ma in realtà 70, molti dei quali non sono mai stati identificati e quindi non saranno mai processati), capaci di approfittare di una donna incosciente, una donna drogata e violentata per un decennio dal marito e da decine di uomini da lui reclutati su Internet.

“Giustizia e verità”

Aprendo la seconda fase del processo, l’arringa finale, mercoledì mattina, l’avvocato Antoine Camus ha ricordato i video degli eventi, meticolosamente registrati, sottotitolati e archiviati da Dominique Pelicot, in cui la signora Pelicot era così esanime “da far pensare che fosse morta”. Foto e video di Gisèle, ma anche della figlia Caroline e delle mogli dei due figli David e Florian, convinti che il padre possa aver abusato anche della figlia, delle nuore e addirittura dei nipotini. 

“Con questo gesto quasi politico di rinuncia al processo a porte chiuse”, il 2 settembre, all’apertura di questo processo straordinario davanti al tribunale penale di Vaucluse, la signora Pelicot “ha invitato l’intera società a porsi delle domande, a prendere coscienza, a cambiare mentalità, per un futuro che finalmente rompa con una violenza che vorremmo vedere di altri tempi”, ha affermato. Per un’ora, l’avvocato ha chiesto “giustizia e verità” per questa famiglia, questa donna, sua figlia, i suoi due figli e i suoi nipoti, “sepolti per quattro anni sotto le macerie” dopo l’”esplosione” della rivelazione dei fatti nell’autunno 2020.

Ma non si è soffermato su Dominique Pelicot, questa “personalità sdoppiata”: con un lato apparente di “buon marito, nonno, amico, vicino di casa”, e il lato oscuro quando, soprattutto di notte, stordiva la moglie con ansiolitici e poi la consegnava a sconosciuti.

Poiché l’imputato principale ha riconosciuto il suo ruolo di “orchestratore” dei circa 200 stupri registrati nell’arco di un decennio ai danni dell’ex moglie nella loro casa coniugale di Mazan (Vaucluse), metà dei quali commessi da lui stesso, sembra difficile immaginare che possa sfuggire alla pena massima di 20 anni di reclusione. L’avvocato Antoine Camus si è quindi concentrato sui 50 coimputati. “Tutti possiedono il libero arbitrio”, ha insistito. “Ognuno al proprio livello ha contribuito a questa mostruosità e ha permesso che il calvario di una donna continuasse”, “è la banalità del male di Hannah Arendt”, ha detto.

“Parlano di uno stupro ‘accidentale’, uno stupro ‘involontario’, uno stupro ‘altruistico’ e ora anche di stupro ‘irresponsabile’”, ha continuato il suo collega, Stéphane Babonneau, riferendosi alle argomentazioni avanzate da molti degli imputati che sostengono di essere stati “manipolati” da Dominique Pelicot e di aver creduto di partecipare agli incontri di una coppia promiscua. In questo modo, l’avvocato rispondeva anche alla richiesta di una dozzina di avvocati difensori che, mercoledì mattina, hanno presentato alla corte una richiesta alternativa per 33 dei 50 coimputati, citando un possibile “deficit di discernimento” da parte dei loro clienti. Clienti che ora rischiano fino a 20 anni di carcere, anche sull’onda del grande sostegno popolare a Gisèle Pelicot.

La sottomissione chimica

Per l’avvocato Camus il processo ha fatto luce anche sulla questione della sottomissione chimica, “questo modus operandi diabolico” che “non è altro che il modus operandi del crimine perfetto”.

Dopo l’arringa finale, il presidente del tribunale ha aggiornato ufficialmente il processo a lunedì. L’accusa avrà quindi la parola per un’arringa finale che potrebbe durare fino a mercoledì.

Mercoledì mattina, interrogato per l’ultima volta, Dominique Pelicot ha cercato di scusarsi ancora una volta con la sua famiglia, suscitando le ire della figlia Caroline: “Finirai solo, come un cane!”. La figlia è convinta di essre stata, anche lei, aggredita sessualmente dal padre. Quest’ultimo aveva postato sui social network foto di lei nuda e addormentata, scattate a sua insaputa. La figlia è frustrata per non aver ottenuto una confessione dal padre.

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