L’acqua sulla Luna c’è. Anche nella sua forma molecolare. E persino in parti del satellite dove si era sempre pensato che l’acqua in quella forma non potesse esistere. La scoperta è stata comunicata dall’Accademia cinese delle scienze e deriva da una ricerca pubblicata nella seconda metà di luglio sulla rivista Nature Astronomy. Condotto da un team del laboratorio nazionale di Fisica della materia condensata di Pechino e da altri istituti di ricerca cinesi, lo studio si è basato su alcuni campioni di suolo lunare raccolti nel 2020 dalla missione Chang’e-5, la navicella che prende il nome dall’antica dea della Luna della mitologia cinese.
Utilizzando i campioni forniti dall’Amministrazione Nazionale dello Spazio, gli scienziati hanno isolato più di mille “clasti” minerali. Tra questi c’era un cristallo “prismatico e trasparente simile a una piastra”, un minerale “idrato” largo all’incirca quanto un capello umano e che conteneva molecole d’acqua. I ricercatori hanno escluso la possibilità che il minerale contenente acqua fosse contaminato da fonti terrestri o dallo scarico di razzi.
La scoperta “rivoluzionaria”
La scoperta è stata enfaticamente definita “rivoluzionaria” dalle autorità cinesi. A lungo si era pensato che la Luna fosse arida ma in realtà trovarci acqua non è una novità assoluta. In anni recenti, le navicelle statunitensi della NASA e quelle dell’India hanno individuato quella che ritengono essere acqua sulla superficie lunare. E già nel 2023 i ricercatori cinesi avevano scoperto acqua intrappolata in perle di vetro sparse sulla Luna. Ma fin qui le tracce erano sempre arrivate in crateri dei poli lunari scuri e freddi, quelli dove il sole non arriva. E dove è anche più difficile arrivare per l’uomo a estrarre campioni.
La nuova scoperta cinese cambia però la situazione. Innanzitutto, è la prima volta che l’acqua nella sua forma molecolare, H2O, è stata trovata in campioni fisici. E, inoltre, proviene da una parte della Luna dove si pensava che l’acqua in quella forma non potesse esistere. Nei campioni, raccolti a una latitudine molto più elevata delle estrazioni precedenti, è stato trovato ammonio, che secondo i ricercatori cinesi avrebbe agito da stabilizzatore per le molecole d’acqua.
Capire come viene immagazzinata l’acqua sulla Luna sarebbe fondamentale, non solo per gli aspetti scientifici e storici, ma anche perché potrebbe indicare ai futuri astronauti potenziali risorse in grado di essere convertite in acqua potabile o addirittura in carburante per razzi. C’è chi avvisa, comunque, che il campione potrebbe essersi formato anche altrove, visto che i processi di impatto possono ridistribuire la roccia sulla superficie lunare. Ma la Cina non ha atteso per celebrare la scoperta, esaltata anche sui social con l’hashtag relativo che su Weibo (l’X cinese) è stato visualizzato oltre 50 milioni di volte nel giro delle prime 48 ore dalla pubblicazione della ricerca.
La leadership nel settore
L’evento si inserisce in un processo ormai solido in cui la Cina ambisce alla leadership nel settore spaziale. Nelle scorse settimane, è stata completata con successo la missione della Chang’e-6, la sonda che per la prima volta nella storia è riuscita a raccogliere dei campioni dal “lato nascosto” della Luna. Dai due chilogrammi riportati in patria, gli scienziati si aspettano di trovare risposte sui misteri della crosta lunare.
A giugno, invece, un altro studio dell’Accademia cinese delle scienze ha comunicato che sarebbe stato scoperto un modo con cui si potrebbe potenzialmente generare ossigeno su Marte. L’ingrediente segreto sarebbe una specie di muschio del deserto super resistente, Syntrichia Caninervis, in grado di resistere all’estrema aridità, alle bassissime temperature e alle radiazioni. Secondo i ricercatori, il muschio potrebbe servire come “base per la creazione e il mantenimento dell’ecosistema, contribuendo alla produzione di ossigeno, al sequestro del carbonio e alla fertilità del suolo”.
Proiettati verso il futuro
Nei prossimi quattro anni, intanto, è previsto il lancio di altre due sonde. Nel 2030 si punta a portare un equipaggio di astronauti sulla Luna. Nel 2050 si vorrebbe avere una stazione di ricerca lunare permanente. Altre sei missioni saranno realizzate tra il 2030 e il 2040 per costruire una “versione completa” della stazione, che entro il 2050 si spera sia a grandezza naturale e multifunzionale, in grado di supportare ipotetiche missioni con equipaggio su Marte.
Di chi è la Luna?
RSI Info 03.11.2023, 18:00
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