Mondo

L’assalto al Congresso USA, 4 anni dopo una ferita ancora aperta

La veglia con i sedicenti patrioti del 6 gennaio e l’incontro con chi difese il Campidoglio

  • 6 gennaio, 21:47
  • Ieri, 18:46
03:47

4 anni dopo l'assalto al Campidoglio

Telegiornale 06.01.2025, 20:00

Di: Massimiliano Herber (con Fabien Ortiz), Corrispondente RSI negli Stati Uniti

Le prime a scorgersi sono le bandiere a stelle e strisce, gonfiate dal vento freddo di questo inverno ancora sornione. Ogni sera, dall’agosto del 2022, l’angolo di marciapiede all’esterno del penitenziario di Washington è occupato dai simpatizzanti di Donald Trump. Li chiamano “J6 Vigil Keepers”, si definiscono “patrioti” o “guerrieri MAGA” e vegliano per chi è stato arrestato per l’assalto al Congresso del 6 gennaio di quattro anni fa.

Freedom Corner.JPG

Il "Freedom corner"

  • m.h./RSI

Una veglia particolare in quello che chiamano “Freedom corner”: inizia con una preghiera, continua con il tributo alla bandiera, musica e slogan e si conclude con il canto dell’inno nazionale dopo aver cercato di raggiungere telefonicamente alcuni detenuti. “Tutto è ripreso e trasmesso online”, assicura Roger uno degli youtuber presenti che mi dà il suo biglietto da visita “1791 Storm Trooper” dove sono indicati i suoi canali sociali e si assicurano le dirette serali “dal gulag di DC per offrire una chance alla verità”.

Vigil Keepers Pledge.JPG

Li chiamano “J6 Vigil Keepers”, si definiscono “patrioti” o “guerrieri MAGA”

  • RSI

A spiegare quale sia la verità ci sono John venuto appositamente da Pittsburgh, David arrivato da St. Louis e Edward dal New Jersey. “Non c’è stata nessuna insurrezione”, spiegano, “parlano di insurrezione solo i fake news media e i Democratici”. “L’assalto? Orchestrato dall’FBI.”, “Le violenze? Provocate dalla polizia”. “L’orda di manifestanti che ha assediato il Congresso? Patrioti che volevano solo pregare, difendere la Repubblica ed esercitare il loro primo emendamento”. Le risposte sono stranianti, il dialogo non è facile. Una pagina nera della democrazia americana da cancellare con un colpo di spugna chiamato “grazia”. Ad esacerbare gli animi gli insulti e le sirene di alcuni contromanifestanti progressisti sull’altro lato della strada.

J6 Flag.JPG

La bandiera dei “J6 Vigil Keepers”

  • RSI
Vigil Keeper telefonata.JPEG

Il tentativo di telefonata ai detenuti

  • RSI

Tra i presenti c’è anche Nicole Reffitt, moglie di un condannato del 6 gennaio; è stata una dei primi ad animare il “Freedom corner”, insieme alla madre di Ashli Babbit (la manifestante uccisa il 6.1.21). “È importante venire qui sempre, per dare coerenza e continuità, spiega, per fare capire che è stata commessa un’ingiustizia contro i cittadini americani”. Il marito è detenuto per per “resistenza a pubblico ufficiale”, ci dice e “come la maggior parte delle persone, aggiunge, si era recata al Campidoglio per pregare, protestare pacificamente e far valere il loro primo emendamento. Quello che è successo al Congresso quel giorno è che la polizia ha dichiarato guerra al popolo americano e questi si è ribellato”. Dopo una verifica risulta però che il marito di Nicole, Guy, condannato a sette anni, era armato e fu uno dei protagonisti che fece scoppiare la rivolta.

Aquilino Gonnell.JPG

Il sergente Aquilino Gonnell

  • RSI

Per l’insurrezione del 6 gennaio 2021 il Dipartimento Giustizia ha incriminato 1’583 persone, 1’100 sono state condannate, 667 incarcerate, alcune indagini e molti processi sono ancora in corso. Il sergente Aquilino Gonnell è uno dei 140 agenti di Capitol Hill feriti quel giorno. In settimana ancora una volta andrà in tribunale per testimoniare sui fatti. “Abbiamo fatto, in fondo, il nostro lavoro, quello che il nostro giuramento ci imponeva - dice al Telegiornale RSI -. Ma le stesse persone che abbiamo protetto ora dicono che non è successo nulla”. Un riferimento allo Speaker della Camera che non certificò il risultato elettorale e alle parole di Trump che in campagna elettorale ha ripetuto più volte che il 6 gennaio 2021 “è stato un giorno di pace e di amore”.

641580105_highres.jpg

Agenti fuori dal Campidoglio USA mentre i legislatori si riuniscono per certificare la vittoria elettorale del presidente eletto Trump (Washington, 6 gennaio 2025)

  • Keystone

L’assalto al Congresso di quattro anni fa blocco il processo democratico di certificazione per diverse ore, quest’oggi le camere riunite e presiedute da Kamala Harris ci hanno impiegato 31 minuti. “Il motivo per cui questa volta c’è un trasferimento di potere pacifico è che Donald Trump non è in carica. Guardate cosa è successo quando era al potere... Grazie ai colleghi e alle nostre azioni abbiamo preservato la democrazia. Ma per quanto tempo? Non lo so...”))

Una chiosa allarmata e piena di amarezza di un americano di origini dominicane che non vuole che quanto rischiato quattro anni fa sia dimenticato e la sua memoria riscritta dalle letture partitiche di chi oggi è al potere.

02:49

In diretta da Washington, Massimiliano Herber

Telegiornale 06.01.2025, 20:00

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Ti potrebbe interessare