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"La malattia qui è la fame"

Il prezzo del cibo nel 2021 è aumentato del 28% a causa di Covid, cambiamenti climatici, conflitti e crisi energetica - I timori della FAO - La testimonianza di due cooperanti ticinesi

  • 10 gennaio 2022, 17:13
  • 20 novembre, 18:53
Distribuzione aiuti umanitari Mona Relief Yemen in un campo vicino a Sana'a

Bambini e adulti in un campo profughi in Yemen ricevono gli aiuti umanitari che per un po' garantiranno loro la sopravvivenza

Di: Diem 

La terribile combinazione di pandemia, conflitti, cambiamenti climatici e crisi energetica ha portato la malnutrizione a livelli mai raggiunti prima in ampie aree del mondo. Aree in cui il coronavirus non è una preoccupazione poiché "la vera malattia qui è la fame", come testimoniato alla RSI dalla ticinese Samya Fennich Andreoletti attiva con la ONG da lei fondata a Lugano nel 2004 in Niger, Mali e Burkina Faso.

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Il prezzo della fame

Modem 10.01.2022, 08:30

  • iStock

A rendere sempre più drammatica la situazione è il fatto che i prezzi degli alimenti nel 2021 sono aumentati del 28% raggiungendo il livello più alto in un decennio, come rilevato nei giorni scorsi dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO). Il suo indice dei prezzi alimentari, che riflette le variazioni del costo delle principali materie prime scambiate nel mondo, ha raggiunto una media di 125,7 (il livello 100 era quello del periodo 2014-2016).

I prezzi di tutte le categorie di prodotti monitorati dalla FAO (ad eccezione del riso) sono aumentati bruscamente durante lo scorso anno. Il grano è rincarato del 31% malgrado raccolti abbondanti, mentre il mais del 44%, la carne di quasi il 13%, i prodotti lattiero caseari del 17%. Il record lo hanno però raggiunto gli oli vegetali, come ad esempio quello di palma o di girasole, i cui prezzi sono aumentati del 66%.

L’evoluzione della situazione nel 2021 ricorda quelle legate all’aumento del prezzo dell’energia negli anni Settanta e nel 2008. Stavolta però, in più, ci sono gli effetti della pandemia che, tra le altre cose, rende molto più complicati gli aiuti in loco. Si stima che il numero delle persone affamate, senza terra e senza credito è passato da circa 810 a circa 960 milioni, rendendo sempre più difficile raggiungere l’obiettivo fissato nell’Agenda 2030 dell'ONU di sradicare la fame e tutte le forme di malnutrizione. "È un’utopia", ha confermato intervenendo a Modem Pio Wennubst, rappresentante permanente della Svizzera presso la FAO. "È un’utopia, ma per fortuna abbiamo quest’utopia per continuare a spingere e discuterne, per cercare di portare avanti un accordo planetario" che definisca una risposta globale che tenga conto dell’intreccio dei sistemi alimentari, degli aspetti commerciali, ma anche dei cambiamenti climatici.

Per il prossimo futuro la FAO, malgrado il 2021 si sia chiuso con una leggera flessione dei prezzi su base mensile, non prevede cambiamenti in meglio. Anzi. Gli effetti della pandemia si faranno sentire ancora per diverso tempo, i cambiamenti climatici proseguiranno, i conflitti non si arresteranno e, in più, quest'anno potrebbe verificarsi una riduzione della produzione alimentare a causa della penuria dei concimi, il cui prezzo è esploso.

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RG 07.00 del 07.01.21: il servizio di Claudio Bustaffa al microfono con Gabriele Bohrer

RSI Info 10.01.2022, 14:39

  • Keystone

L’aumento dei prezzi degli alimentari ha avuto un influsso diretto anche sulla parte più fragile della popolazione dei paesi più sviluppati, ma soprattutto per milioni e milioni di persone che vivono nei paesi più poveri. "I prezzi sono aumentati anche qui, nel nord del Nicaragua, e hanno portato le persone a ridurre la varietà dei prodotti alimentari, eliminando, per esempio, i formaggi e la carne. Ora consumano soprattutto quanto producono direttamente: derivati del mais, fagioli e riso. Le famiglie rinunciano a tutte le altre spese, arrivando a sottovalutare i problemi di salute e i ragazzi sono costretti ad abbandonare la scuola", spiega Matteo Falteri, cooperante dell’organizzazione svizzera Comundo.

"Nell’ultimo anno la povertà è aumentata, così come il divario sociale - sottolinea il consulente per lo sviluppo attivo in America centrale -. Le persone che hanno una dieta squilibrata, povera di nutrienti sono sempre di più. Con tutto ciò che ne consegue in termini di sviluppo dei bambini e malattie". La pandemia per la popolazione che viene nel paese centro-americano, come dice Matteo Falteri, "si è aggiunta ad una situazione di emergenza, aumentando la vulnerabilità delle famiglie, soprattutto di quelle che non possono permettersi le cure mediche e di stare in quarantena perché lavorano alla giornata".

La mappa della fame nel mondo

La mappa della fame nel mondo

  • Programma alimentare mondiale 2019

La situazione è ancora più precaria per la popolazione nei tre paesi, tra i più poveri del mondo (Niger, Mali e Burkina Faso), in cui opera Samya Fennich Andreoletti, fondatrice e presidente dell’Associazione per l’organizzazione e la realizzazione di eventi e progetti (AOREP) in Africa e Medio Oriente. "L’aumento dei prezzi del sorgo, del miglio, del mais e del riso per la popolazione significa la fame – spiega -. Abbiamo tanti bambini che soffrono di malnutrizione e sono sottoalimentati. Le mamme che, qui, in media, hanno 5-7 figli, devono rinunciare a mangiare per poter dare da mangiare ai bambini. In questi paesi la popolazione non subisce la pandemia. Nelle zone dove lavoriamo noi nessuno si è ammalato di Covid. La grande malattia qui è la fame".

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