Anche i più convinti sostenitori dell’ingresso finlandese nella NATO concordano nel ritenere che la svolta di Helsinki verrà usata da Mosca come un pretestuoso alibi. Per lunghi decenni la Finlandia ha accuratamente evitato ogni forma di dissidio con il Cremlino, coltivando rapporti di buon vicinato. Un approccio pragmatico ad un problema geograficamente (pressoché) irrisolvibile, considerata la prossimità dei due paesi. Eppure l’ingresso nell’Alleanza Atlantica, seppur inatteso nei tempi e nei modi, non sorprende del tutto. Non solo perché la Finlandia, unico paese scandinavo ad aver adottato l’euro una volta entrato nell’Unione Europea, era già un partner della NATO. Ma anche perché questa collaborazione prevedeva di ospitare sul territorio finlandese strutture militari della stessa NATO.
La Finlandia condivide con la Russia 1'340 chilometri di confine
Ora Mosca minaccia il dislocamento di armamentari nucleari nell’area baltica, e di certo la tensione è destinata a crescere nei prossimi mesi. Ma non abbastanza da far desistere la Finlandia, che può contare, ancor prima del sostegno atlantico, su un esercito tra i più efficienti e attrezzati d'Europa: 280'000 soldati effettivi e 900'000 riservisti, in difesa di una popolazione pari a 5,2 milioni. Numeri superiori addirittura a quelli della Germania, che pure ha una popolazione 16 volte superiore. Ma non solo: secondo un recente sondaggio, il 74% dei finlandesi è pronto ad imbracciare le armi per difendere il proprio paese. Una percentuale di gran lunga superiore a qualsiasi altro paese europeo: la Russia è ferma al 60%, la Svezia al 55%, la Germania addirittura al 18%.
È anche in nome di questo diffuso spirito di resilienza che finora la Finlandia non aveva esitato a fare affidamento solo su se stessa, in materia di sicurezza nazionale: una strategia, attentamente coltivata negli anni, che ha mantenuto obbligatorio il servizio di leva, e accresciuto costantemente la spesa militare.