In Francia è stata lanciata la volata per il secondo turno delle elezioni mentre la grande incognita è capire se sinistra e centristi sono disposti ad allearsi per sconfiggere il Ressemblement National. La coalizione governativa attorno a Macron è meno compatta. Al Radiogiornale l’editorialista del Corriere della Sera, Massimo Nava, prova a mettere ordine tra questi schemi.
Come vanno lette le posizioni sopra indicate alla luce del secondo turno?
“Sono chiaramente le posizioni dettate da una straordinaria emergenza e dall’idea di salvare il salvabile. Poi dove si ferma l’asticella di questo salvabile, ovviamente lo potremo sapere soltanto quando vedremo i risultati. Certo è che si è messa in moto una dinamica elettorale enorme in queste ore: se pensiamo, per esempio, che 2 milioni di voti sono stati espressi per procura, occorre notare anche che rispetto alle europee in termini di voti assoluti comunque Macron e il fronte della sinistra hanno guadagnato rispetto all’estrema destra che invece qualche cosa ha perso... Insomma, c’è una dinamica in atto molto forte. La Francia ci ha abituato, pensiamo al 2002 con Chirac, a questi sussulti molto forti di clima quasi, oserei dire, pre-rivoluzionari o comunque di spirito repubblicano molto forte e naturalmente poi l’opinione pubblica, i giornali, i media fanno il resto e tutto questo chiaramente si avverte molto soprattutto a Parigi. Parigi dove, non dimentichiamolo, l’estrema destra non è avanzata, anzi ha fatto un flop e chiaramente bisogna capire quale sarà il sentimento della Francia profonda che è fatta anche dai gilet gialli. Di proteste, di tanto popolo che si sente marginalizzato, discriminato, impoverito che chiede sicurezza, che chiede maggiori salari, di riformare la riforma delle pensioni e tutto questo ovviamente va un po’ sul conto di chi governa”.
Il dato centrale è che il Rassemblement National ha vinto questo primo turno, mai così tanti elettori. Secondo lei è il segnale che il partito si è definitivamente normalizzato?
“Dipende. Se parliamo della storia del Front National, dell’estrema destra, della messa in soffitta o del ripulimento, per così dire, di tutto l’armamentario ideologico che aveva anche sfumature nostalgiche dichiaratamente fasciste, anti europee, di uscita dall’Euro e addirittura di relativizzazione come aveva fatto Jean-Marie Le Pen, a proposito del nazismo, tutto questo sinceramente mi sembra messo in soffitta. Anche perché Jordan Bardella ha fatto una campagna mediatica enorme anche sui giovani, per dare un volto presentabile, diverso, del partito. Infatti i titoli di molti giornali francesi sono che l’estrema destra si sta “Melonizzando”, per usare un termine che richiama ovviamente la presidente del Consiglio italiano. Quello che però mi pare che sia difficile dire, che sia cambiato, sono poi le posizioni che fanno più paura o comunque che creano più imbarazzo, sia nella società francese al suo interno, sia, oserei dire, soprattutto sulla scena internazionale. Perché quando si parla di doppia nazionalità, quando si parla di discriminazione positiva, di privilegiare i veri francesi - non si capisce poi quali siano i veri francesi se guardiamo la Nazionale di calcio, nei posti di lavoro, ecc. - tutto questo è estremamente complicato da far digerire. Poi c’è l’Europa, c’è un euroscetticismo evidente, ci sono delle posizioni filorusse, c’è un’idea di rimettere in discussione la diplomazia francese e persino i poteri del Presidente della Repubblica. Questo mi pare che sia abbastanza per avere i nervi tesi o comunque per drizzare le orecchie”.
Le legislative in Francia, il reportage da Parigi
Telegiornale 01.07.2024, 12:30