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Luca Mercalli: clima, non abbiamo molto tempo davanti a noi

Mutamenti, eventi estremi e necessità di correre ai ripari: c'è un "carattere d'urgenza se vogliamo ancora ottenere dei risultati", afferma il climatologo e divulgatore scientifico

  • 30 agosto 2023, 06:42
  • 20 novembre, 18:00
11:06

Luca Mercalli, ospite dell'edizione di "60 Minuti" del 28 agosto 2023

RSI 29.08.2023, 22:10

Di: 60 Minuti/ARi 

Gli eventi meteorologici estremi che hanno scandito quest'estate hanno ormai dato una misura assai eloquente dell'incidenza raggiunta dai mutamenti climatici. Ma che fare per rispondere a questi fenomeni? In fatto di clima, siamo ai tempi supplementari oppure il tempo è ormai scaduto? Interrogativi che abbiamo girato a Luca Mercalli durante l'emissione di "60 Minuti", andata in onda nella serata di ieri, martedì, su RSI LA2.

"L'aumento dei fenomeni estremi era stato predetto da più di 30 anni da tutti gli studi sul riscaldamento globale di cui disponiamo", osserva lo studioso italiano. Non è quindi una sorpresa per gli addetti ai lavori e "non dovrebbe nemmeno esserlo più" per le popolazioni, visto che di problemi climatici si parla ormai da una buona ventina d'anni. Ma il punto è che "tendiamo a dimenticarci": ci si sorprende sul momento "sull'onda emotiva delle cronache" ma poi, quando ci sono intervalli di tempo più o meno normali, "ci dimentichiamo di tutto" col risultato di dover sempre "rifare una sorta di alfabetizzazione scientifica" ad ogni nuovo evento.

A impressionare è intanto la "frequenza veramente inaudita di questi fenomeni": da fasi di grave siccità a grandi alluvioni; da temperature estive elevatissime, fino agli ingenti danni causati da grandinate con chicchi di eccezionali dimensioni. Ma a spiccare è stata "la canicola più tardiva nella storia della nostra climatologia": mai dopo il 15 agosto si era manifestato un periodo così caldo e contraddistinto anche "dal nuovo record di 5'300 metri di quota" dello zero termico; un dato, sottolinea il climatologo, "che supera di 100 metri" il primato dello scorso anno misurato sia in Svizzera che in Italia.

Ma se il riscaldamento globale è una realtà, perché c'è ancora chi lo nega? Le motivazioni spaziano da "un approccio ideologico", nonostante le tante evidenze scientifiche, fino a interessi economici e ad un preciso meccanismo psicologico: "Siamo già pieni di problemi", spiega Mercalli, e ci troviamo adesso confrontati ad un ulteriore e gigantesco problema rispetto al quale "ci sentiamo impotenti". Molte persone sono così indotte a negarlo. Ma il punto è che così facendo si perde tempo: è necessario intervenire per quanto possibile per ridurre il danno, "ma se continuiamo a rifugiarci" dietro questi alibi "perdiamo gli anni più preziosi".

Intanto il tempo stringe. Ed è stato lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ad ammonire sul fatto che "siamo sulla strada verso l'inferno climatico, e con il piede sull'acceleratore...". Si tratta quindi di capire che abbiamo a che fare con "una delle più grandi sfide della storia dell'umanità". Perchè "è la prima volta che abbiamo una pressione così importante sull'intero pianeta", causata dalle attività umane. Ma è anche vero "che non abbiamo del tempo lungo davanti a noi", sottolinea il climatologo. C'è insomma un "carattere d'urgenza" se ancora si vogliono ottenere dei risultati.

Tutti insieme, però, "possiamo fare tanto" per ridurre l'impatto delle emissioni. E in questo senso Mercalli rammenta misure come l'isolamento termico degli edifici, lo sfruttamento dell'energia solare, l'uso di veicoli elettrici alimentati da energia rinnovabile e la necessità di non consumare quel "superfluo che è una ragione di consumo energetico". Agendo in queste e altre direzioni si può già dare "un buon contributo" per tagliare in misura sensibile le emissioni responsabili del riscaldamento globale.

Essenziali sono ad ogni modo una consapevolezza diffusa e il ruolo della politica. Due versanti strettamente intrecciati. "Più le persone, più le società sono consapevoli, e più la politica sarà spinta" a prendere dei provvedimenti", rileva Mercalli. Oggi, invece, si procede "molto lentamente" proprio perché "la politica non vede consenso nel tema climatico".

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